Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 28 gennaio 2019
Mentre Omar al-Bashir è volato in Egitto per incontrare il suo omonimo Abdul Fattah Al Sissi, le proteste in Sudan continuano. E proprio dal Cairo il leader sudanese accusa i media di esagerare nel riportare una così ampia partecipazione durante le manifestazioni.
Eppure anche domenica scorsa si sono svolte nuove proteste in tutto il Paese. La gente è esasperata per la crisi economica. L’inflazione ha raggiunto il settanta per cento. C’è carenza di pane e benzina in molte città. E la popolazione continua a chiedere a gran voce le dimissioni del presidente, al potere dal 1989.
Le manifestazioni sono cominciate il 19 dicembre scorso, ad Atbara, nel nord-est del River Nile State, e poi la protesta si è diffusa in tutto il Paese.
Anche domenica scorsa migliaia di persone sono scese nelle piazze a Khartoum, Omdurman e Khartoum Nord. Un massiccio spiegamente delle forze di sicurezza ha cercato di impedire alla folla di radunarsi. La gente e stata picchiata con bastoni e gli agenti hanno fatto largo uso di gas lacrimogeni. Quattro giornalisti sono stati arrestati.
La varie manifestazioni sono state programmate anche questa volta dalle Organizzazioni professionali e dai firmatari della Dichiarazione di Libertà e Cambiamento e, malgrado la repressione, le dimostrazioni hanno avuto luogo e molti partecipanti hanno urlato: “Siete poliziotti, dovete proteggerci”.
Al-Bashir intanto non intende dimettersi. E al suo omologo egiziano avrebbe fatto sapere: “Non nego che non ci siano probelmi, ma i media esagerano. E’ un tentativo di copiare la primavera araba in Sudan”. Inoltre ha affermato che le violenze sono da imputare ai cospiratori che s’infiltrano nelle manifestazioni.
Al-Sisi e al-Bashir si erano incontrati già lo scorso agosto a Khartoum al fine di coordinare e migliorare la sicurezza nel Mar Rosso e inoltre si erano accordati per una maggiore cooperazione economica e di incrementare gli scambi commerciali tra i due Paesi.
Il presidente sudanese si era recato anche nel Qatar pochi giorni prima, dove è stato ricevuto da Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani, leader dell’emirato.
Poche ore dopo il ministro del petrolio del Qatar ha fatto sapere, che viste le circostanze, il suo Paese è lieto di dare una mano ad un Paese amico. Non ha però specificato la somma e quando questa sarà resa disponibile.
Dal canto suo, Azhari Abdalla Abdelgader, ministro del Petrolio e Gas di Khartoum ha annunciato la scorsa settimana che il governo sudanese ha accettato aiuti dagli Emirati Arabai Uniti, Turchia e Russia. Ma servirà a placare gli animi della folla inferocita, delusa e affamata?
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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