Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 26 gennaio 2019
Il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, ha sospeso il presidente della Corte suprema, Walter Samuel Nkanu Onnoghen, a poche settimane dalle elezioni generali, che si terranno il prossimo 16 febbraio.
Secondo un portavoce della presidenza, Buhari avrebbe sospeso Onnoghen dietro richiesta del Tribunale del codice di condotta, collegio giudicante creato appositamente per le questioni etiche, che sta indagando sul presidente della Corte suprema per non aver dichiarato alcuni conti bancari in valuta estera.
Onnoghen, chiamato a rispondere davanti al tribunale per omesse dichiarazioni patrimoniali, non avrebbe dato seguito alle accuse, ma i suoi avvocati hanno precisato che la Corte non avrebbe l’autorità di giudicare il loro cliente.
L’opposizione urla allo scandalo contro le misure adottate da Buhari, lo ritiene un gesto politico per annientare gli oppositori, una vera e propria caccia alle streghe nel nome della corruzione. E l’ex vice-presidente Atiku Abubakar, candidato alla presidenza del maggiore partito all’opposizione, People’s Democratic Party, ha chiesto a Onnoghen di resistere con ogni mezzo legale e costituzionale.
Il presidente del Senato, Abubakar Bukola Saraki, ha fatto sapere che con la sospensione del più alto magistrato del Paese, Buhari avrebbe lanciato un pessimo messaggio non solo alla nazione ma anche al mondo intero. Avrebbe agito senza rispettare la Costituzione, senza consultare il Consiglio nazionale dei magistrati e tanto meno l’Assemblea nazionale. E anche l’associazione degli avvocati della Nigeria ha criticato le misure prese dal presidente, chiamando tale atto come “colpo di Stato nei confronti del potere giudiziario e un evidente sospensione della Costituzione, effettuata dall’esecutivo del Governo Federale”.
E’ risaputo che Onnoghen non nutre particolari simpatie per l’attuale amministrazione di Abuja e sarebbe imbarazzante se la Corte suprema, presieduta da lui, dovesse giudicare eventuali controversie post-elettorali, visto che Buhari, ex golpista del 1983, si è presentato come candidato alle elezioni per un secondo mandato.
L’opposizione ha sottolineato che il presidente della massima autorità giudiziaria può essere rimosso solamente con l’approvazione dei due terzi dei senatori. Per questo motivo Onnoghen è stato “solamente” sospeso dal suo incarico. Al suo posto è stato nominato ad interim Tanko Mohammed, un giudice originario del Bauchi State, nel nord-est della ex colonia britannica. Insomma, è un uomo del nord, come l’attuale presidente.
Buhari ha fatto sapere sul suo account twitter che il supremo giudice attualmente sospeso, è sospettato di aver effettuato transazioni per milioni di dollari tramite i suoi conti bancari privati, non dichiarati o solo parzialmente dichiarati.
Buhari, golpista del 1983, dopo anni è ricomparso sulla scena politica, vincendo la tornata elettorale nel 2015 con il raggruppamento politico All Progressives Congress (APC), si è ricandidato anche quest’anno per un secondo mandato. Durante la sua campagna elettorale del 2015 la lotta contro Boko Haram era il suo cavallo di battaglia, promettendo che li avrebbe sconfitti entro la fine dello stesso anno. Purtroppo non è andata così. I terroristi sono più attivi che mai, malgrado tutte le forze messe in campo anche a livello internazionale.
L’ ISWAP (Islamic State West Africa Province), una fazione di Boko Haram, ha rivendicato l’attacco alla base militare di Geidam, nel nord-est, al confine con il Niger, durante il quale sono stati uccisi una decina di militari, molti altri sono stati feriti.
Negli ultimi mesi ISWAP, capeggiata da Abu Mus’ab Al-Barnawi ha intensificato le offensive alle basi militari, costringendo decine di migliaia di persone alla fuga. Ma anche la fazione del leader storico Abubakar Shekau – ormai famoso per attacchi nei mercati a altri luoghi pubblici con l’utilizzo di kamikaze e l’uccisione indiscriminata di civili – in un video rilasciato qualche giorno fa, ha rivendicato l’incursione a Rann, vicino al confine con il Camerun. Recentemente le autorità camerunensi hanno espulso ben novemila rifugiati nigeriani, che avevano cercato protezione dopo le ultime aggressioni.
Il portavoce dell’UNHCR, Babar Baloch, ha fatto sapere che le persone sarebbero state caricate su camion militari e riportate al confine. Intanto i vertici dell’agenzia ONU sono preoccupati per la sorte di altri seimila nigeriani, che hanno varcato il confine con il Camerun qualche settimana prima, in fuga dai jihadisti. Filippo Grandi, Alto commissario dell’UNHCR, ha chiesto al governo di Yaoundé di non chiudere le porte ai rifugiati e di proseguire con la politica dell’accoglienza.
Dal 2009 ad oggi hanno perso la vita oltre ventisettemila persone e oltre due milioni hanno dovuto lasciare le loro case e attualmente si trovano in campi per sfollati o profughi nei Paesi limitrofi e tutti necessitano di assistenza umanitaria.
E intanto continua anche l’esodo verso il bacino del Lago Ciad, dovuto ovviamente alla situazione nel nord-est della Nigeria e in alcune parti di Niger, Ciad e Camerun. La gente, pur di scappare dalle continue violenze dei terroristi, che si apprpriano delle riserve alimentari dei villaggi, incendiano le povere case dei residenti, uccidono indiscriminatamente la popolazione, per non parlare degli abusi ai quali sono soggette donne e ragazze.
Secondo l’UNHCR, al 17 gennaio la regione del lago Ciad ospitava 2.540.550 tra rifugiati e sfollati e il numero è in continuo aumento. Infatti solo nelle ultime settimane quasi seimila nigeriani hanno attraversato il lago con fragili piroghe per chiedere ospitalità sulle sponde ciadiane del bacino. La situazione umanitaria in questa regione, poco sviluppata, poverissima e affetta da importanti cambiamenti climatici è a dir poco catastrofica.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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