Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 19 gennaio 2019
Una vera e propria esecuzione. Due persone su una moto si sono avvicinate alla sua auto mentre tornava a casa e hanno fatto fuoco. Tre colpi di pistola. Due al torace e uno al collo e sono scappati.
Il brutale omicidio mercoledì scorso 16 gennaio alle 23 ad Accra, la capitale ghanese. Si chiamava Ahmed Hussein-Suale, 34 anni, era uno dei giornalisti del pool investigativo di Anas Aremeyaw Anas, e collaborava con l’agenzia investigativa Tiger Eye.
Ahmed lavorava sotto copertura con Anas da due anni. Un deputato del parlamento ghanese, Kennedy Ayapong, implicato in una delle indagini, ha però rivelato, mostrando una foto sulla rete ghanese Net 2 TV, l’identità del giornalista ed ha incitato all’odio il pubblico.
Il video twittato da Anas Aremeyaw Anas nel quale il deputato ghanese Kennedy Ayapong su Net 2 TV ha mostrato il volto di Ahmed Hussein-Suale
Sad news, but we shall not be silenced. Rest in peace, Ahmed. #JournalismIsNotACrime #SayNoToCorruption pic.twitter.com/Gk2Jdgo6Sn
— Anas Aremeyaw Anas (@anasglobal) January 17, 2019
“Questo ragazzo è molto pericoloso. Vive qui a Medina se lo incontrate schiaffeggiatelo. Qualsiasi cosa accada io pagherò perché è cattivo. Si chiama Ahmed. Ingrandite la foto” – aveva gridato con voce alterata dall’odio in TV. Probabilmente la “cattiveria” di Ahmed consisteva nell’essersi permesso di indagare sulla corruzione nella quale era implicato il politico.
Dopo la pessima performance televisiva di Ayapong è arrivato il barbaro assassinio di Hussein-Suale. Il parlamentare ghanese, intervistato ieri dall’emittente KofiTV all’aeroporto di Accra prima di lasciare il Paese, ha confermato l’odio per il giornalista ucciso e ha dichiarato di essere estraneo all’omicidio.
Ahmed indagava su uno scandalo che aveva scosso il mondo politico e il mondo sportivo ghanese su un caso di corruzione del presidente della Federcalcio locale, Kwesi Nyantakyi. L’indagine ha permesso di scoprire varie attività illegali di Nyantakyi che era anche nel consiglio della Fifa, poi sospeso con una sanzione di 500 mila dollari.
Uno scandalo di così vaste proporzioni che ha sfiorato anche la figura del capo dello Stato del Ghana, Nana Akufo-Addo. A causa dello scandalo, Nyantakyi è stato obbligato a dare le dimissioni e il governo ha sciolto la Federcalcio e tutta l’attività agonistica.
Ahmed Hussein-Suale e Anas Aremeyaw Anas, hanno pestato parecchi piedi ai poteri forti dell’ex colonia britannica e l’immagine di Ahmad mostrata pubblicamente su Net 2 TV ha indicato dove colpire per eliminare un giornalista troppo scomodo per i potenti corrotti.
Il presidente Akufo-Addo, con un tweet ripreso da Anas Aremeyaw Anas, ha inviato le condoglianze alla famiglia di Hussein-Suale e, condannando l’atto si aspetta “che i reponsabili dell’atroce crimine vengano arrestati prima possibile”.
Rest in peace, Ahmed. pic.twitter.com/bCgKW2jDZz
— Nana Akufo-Addo (@NAkufoAddo) January 17, 2019
Anas Aremeyaw Anas è un giornalista investigativo “senza volto” noto perché conduce le interviste e si presenta in pubblico con una maschera per proteggere la su a identità. L’ex presidente USA Barack Obama lo ha definito “Coraggioso giornalista che rischia la vita per scoprire la verità”.
Eppure il Ghana, secondo il World Press Freedom 2018 di Reporters Sans Frontieres, ha un posto di tutto rispetto nella classifica della libertà di stampa.
Tra 179 Paesi analizzati, lo troviamo al 23° posto, tra Samoa e la Lettonia, in salita di tre posti rispetto alla classifica dell’anno precedente (l’Italia è al 46° posto, in discesa di sei, dopo gli Stati Uniti e prima del Belize).
Hahmed Hussein-Suale deve aver toccato qualcosa di molto esplosivo.
Sandro Pintus
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