Mozambico: Amnesty protesta per l’arresto di un giornalista che lavorava su terrorismo

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Pagina Facebook della Radio televisione comunitaria Nasedje
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Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 12 gennaio 2019

Nell’ex colonia portoghese continua il giro di vite contro l’informazione libera. Amnesty International denuncia l’arresto del giornalista Amade Abubacar giornalista della Radio e Televisao Comunitaria Nacedje de Macomia, a Cabo Delgado, nel nord del Mozambico e corrispondente del giornale indipendente Zitamar News.

Lo scorso 5 gennaio, nel distretto di Macomia, Abubacar, mentre stava intervistando un gruppo di sfollati a causa degli attentati dei gruppi jihadisti contro i civili, è stato ammanettato dalla polizia e gli è stato sequestrato il cellulare.

Pagina Facebook della Radio televisione comunitaria Nasedje
La pagina Facebook della Radio e Televisao Comunitaria Nacedje de Macomia

Senza alcuna motivazione il giorno seguente è stato consegnato alle forze di sicurezza militari che operano nella zona, picchiato e sbattuto nel carcere militare di Mueda. Fino ad ora non si riescono ad avere informazioni ufficiali sulla sua sorte.

Durissima presa di posizione di Amnesty: “Le autorità del Mozambico devono immediatamente e in modo incondizionato rilasciare Abubacar dalla detenzione arbitraria da parte delle forze militari e porre fine all’incremento della repressione sui giornalisti”. Secondo l’ong per i diritti umani gli operatori dell’informazione sono visti come una minaccia e trattati come criminali. L’arresto Amade è l’ultima dimostrazione di disprezzo per la libertà di espressione e la libertà dei media da parte delle autorità mozambicane.

Ufficialmente, contro il giornalista non c’è nessuna accusa ma nonostante ciò non gli è stato concesso di incontrare il suo legale. Ma Abubacar non è l’unico giornalista mozambicano arrestato in modo arbitrario.

Amade è riuscito a comunicare con un parente che, attraverso Pinnacle News, ha postato uno screenshot di uno smartphone e un messaggio su Facebook. Nel post il giornalista dice di venir sospettato di essere proprietario dell’account FB Shakira Junior. Un account, secondo i militari, legato ad al-Shabab, ora bloccato dalle autorità, e soprattutto di far parte del gruppo jihadista mozambicano. Cosa che il giornalista ha smentito.

Screenshot e messaggio su Facebook postato da un parente di Amade
Screenshot e messaggio su Facebook postato da un parente di Amade

L’area di Cabo Delgado è diventata off-limits per i media. Nel dicembre scorso, nella stessa zona, mentre stava svolgendo il suo lavoro Estacio Valoi è stato arrestato senza motivazione e poi rilasciato dai militari che non gli hanno ancora restituito la sua attrezzatura. Stessa procedura nel giugno 2018 anche per un giornalista dell’emittente televisiva sudafricana eNCA, arrestato mentre lavorava nel nord del Paese.

“Invece di prendere di mira i giornalisti che fanno la copertura sugli attacchi a Cabo Delgado – ha dichiarato Tigere Chagutah di Amnesty – le autorità mozambicane dovrebbero cercare di capire le cause alla radice della violenza e agire per proteggere i civili”.

L’inasprimento della censura contro la stampa indipendente è iniziato lo scorso agosto quando con un decreto il governo, pensando alle elezioni amministrative di ottobre 2018, ha messo il bavaglio alla stampa indipendente. Lo ha fatto aumentando un modo esorbitante le tabelle di licenza e di rinnovo delle testata giornalistiche nell’ordine di migliaia di euro

Mappa di Cabo Delgado e posizione di Radio e Televisao Comunitaria Nacedje de Macomia
Mappa di Cabo Delgado e posizione di Radio e Televisao Comunitaria Nacedje de Macomia

Il clima contro i giornalisti è diventato più pesante durante le ultime elezioni amministrative con minacce di morte a giornalisti e ad oppositori del governo la censura continua a Cabo Delgado dove viene impedito alla stampa indipendente di lavorare.

Da ottobre 2017 la provincia più a nord del Paese è sotto attacco di cellule jihadiste chiamate al-Shabab che il presidente mozambicano Filipe Nyusi, originario di Cabo Delgado, vuole neutralizzare a tutti i costi.

Ci sono in ballo enormi interessi economici derivanti dalla Montepuez Ruby Mining, la miniera di rubini più grande del mondo, e gli enormi giacimenti di gas offshore dove operano le multinazionali ENI, ExxonMobil ed Anadarko.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin