Kinshasa, 9 gennio 2019
L’ora X si sta avvicinando. La Commissione elettorale nazionale del Congo-K è in seduta plenaria e continua e l’edificio che ospita la CENI è circondata dalle forze dell’ordine e dall’esercito. Alcune strade adiacenti sono state chiuse.
Ieri sera circolava voce che i risultati sarebbero stati noti nella serata di martedì e molti datori di lavoro hanno mandato a casa i propri dipendenti prima della chiusura per motivi di sicurezza.
La Commissione ha smentito l’annuncio immediato dei risultati, ma ha fatto sapere che nelle prossime ventiquattro – quarantotto potrebbero essere resi noti, cioè alla fine della riunione plenaria, composta da tredici membri, tra loro rappresentanti della maggioranza, dell’opposizione e della società civile. E il presidente, Corneille Nangaa, ha aggiunto: “E’ un lavoro immenso, non può essere concluso in un paio d’ore”.
Fino a ieri sera solamente l’ottanta per cento dei risultati erano stati compleati: mancano ancora all’appello il quindi per cento delle schede del Kisangani, mentre per quelle di altre tre province (Rutshuru, Masisi e Ituri) ci vorrà ancora del tempo.
Ora CENI dovrà decidere se comunicare gli esiti elettorali man mano che giungono nella loro sede, dopo essere stati controllati, oppure attendere che tutti i conteggi siano terminati.
Sono parecchie le irregolarità denunciate dai quattrocento osservatori (Synergie des missions d’observation électorale, Symocel) nei centouno centri di compilazione dei risultati, dislocati nel Paese: tra loro venti falsificazioni dei risultati a Maniema e Sankuru. Inoltre si punta il dito contro tre scrutatori corrotti. Symocel ha chiesto a CENI di correggere gli “errori”, di esprimersi su questi incidenti come è stato fatto sulle schede elettorali andate perse a Kinshasa.
CENI avrebbe dovuto già annunciare il nome del successore di Jospeh Kabila domenica scorsa. I tre maggiori candidati in lizza sono: Emmanuel Ramazani Shadary, delfino dell’attuale presidente, ex presidente dell’interno e sanzionato dall’Unione Europea, e due leader dell’opposizione, Martin Fayulu e Félix Tshisekedi.
Nell’attesa, tutti, oppositori, Chiesa cattolica e protestante chiedono a CENI di proclamare la verità, ciò che stato deciso dalle urne: la volontà del popolo congolese.
Intanto il virus ebola non si arresta. Secondo il bollettino del 2 gennaio rilasciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) finora sono decedute trecentosettantasette persone, mentre i casi confermati sono cinquecentosettantasette e cinquantacinquemila sono state vaccinate
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