Sandro Pintus
Firenze, 1° gennaio 2019
Due anni di galera per aver criticato le autorità egiziane di non contrastare le molestie sessuali. È la sentenza della Corte d’appello di Maadi Misdemeanors del 30 dicembre contro Amal Fathy, moglie di Mohamed Lotfy, difensore egiziano della famiglia Regeni.
Amal, dopo aver subito molestie sessuali, in un video aveva “osato” criticare le autorità di non contrastare i comportamenti lesivi e molesti della sfera sessuale. Da vittima delle molestie è stata invece accusata dalle autorità egiziane di diffusione di notizie false e, in appello, è stata confermata la condanna.
Immediata la reazione di Amnesty Internazional attraverso Najia Bounaim, direttrice delle campagne dell’ong in Nord Africa, che ha definito la sentenza “oltraggiosa ingiustizia”.
“Il fatto che una persona che ha subito molestie sessuali sia punita con due anni di carcere semplicemente per aver raccontato la sua esperienza è profondamente vergognoso – ha dichiarato Bounaim -. Questa sentenza rappresenta una parodia della giustizia e dovrebbe rimanere come una macchia sulla coscienza delle autorità egiziane”.
Amal Fathy accusata, in un’altra inchiesta, di “appartenenza a un gruppo terroristico” e altri reati, è stata in detenzione preventiva per oltre sette mesi. È stata scarcerata lo scorso 26 dicembre e i termini del rilascio condizionale prevedono che debba trascorrere un’ora alla settimana in una stazione di polizia. Può lasciare la sua abitazione solo per presentarsi alla polizia o per visite mediche.
La conferma della condanna, pochi giorni dopo il rilascio condizionale di Amal, fa pensare a un accanimento verso la coppia Fathy-Lofty. Mohamed Lotfy, già ricercatore di Amnesty International è direttore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, ong che fornisce consulenza legale alla famiglia Regeni.
Anche l’avvocato Alessandra Ballerini difensore italiana della famiglia Regeni, in una nota su Facebook, prende dura posizione contro la sentenza.
“Apprendiamo con sgomento la notizia della conferma della condanna a due anni di carcere ai danni di Amal Fathy – scrive Ballerini -. Questi sette mesi di detenzione hanno causato gravissime sofferenze psicofisiche per Amal che è dimagrita 20 chili e soffre di gravi problemi di salute. Non un giorno di detenzione in più sarebbe per lei sopportabile”.
La legale della famiglia Regeni chiede al governo italiano e alle ambasciate dei paesi “amici” al Cairo di attivarsi immediatamente ed intercedere con il presidente al Sisi affinché conceda il perdono e Amal non debba tornare in carcere.
“Amal non è colpevole di nulla ma paga il coraggio e la determinazione del marito e del nostro legal team egiziano nel chiedere al nostro fianco e gratuitamente verità per Giulio – afferma la legale della famiglia Regeni -. A loro va la nostra commossa gratitudine e la promessa che faremo quanto in nostro potere per liberare Amal e non lasciarla mai sola”.
Sandro Pintus
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