Antananarivo, 31 dicembre 2018
Gli oppositori di Andry Rajoelina, vincitore al secondo turno delle presidenziali del 19 dicembre in Madagascar, sono scesi in piazza sabato scorso per contestare la vittoria del neo (possibile) leader del Paese.
La folla ha chiesto a gran voce la squalifica di Rajoelina per frode, brogli e ha accusato la Commissione elettorale nazionale (CENI) di corruzione. Le forze dell’ordine non sono intervenute per disperdere i dimostranti, malgrado non fosse stata autorizzata la manifestazione.
Marc Ravalomanana, antagonista di Rajoelina al ballottagio – entrambi sono ex presidenti dello Stato insulare – ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale. Secondo i risultati pubblicati da CENI, Ravalomanana avrebbe ottenuto solamente il 44,34 per cento dei consensi, mentre Rajoelina avrebbe vinto questo ballottaggio con il 55,66 per cento. Il candidato perdente ha depositato un ricorso. Ora l’ultima parola spetta ai giudici della Corte costituzionale, entro nove giorni dovranno decidere se convalidare o meno l’esito di questa tornata elettorale.
In attesa della sentenza, gli osservatori nazionali si sono riuniti in assemblea venerdì scorso, e la piattaforma Rohy, che comprende oltre centoventi organizzazioni della società civile sparse nelle ventidue regioni del Madagascar, ha urlato allo scandalo: un governo “privo di neutralità”, una campagna elettorale esecrabile, durante la quale i vari candidati hanno gettato fango sull’operato degli altri contendenti e infine brogli. Ma la lista delle violazioni compilata dei settemila osservatori messi in campo durante le elezioni è molto, molto lunga.
Infine la società civile lancia un appello ad entrambi i candidati, sia a Ravalomanana che a Rajoelina: “Il candidato perdente, una volta accertate le irregolarità – qualora ce ne fossero – deve assolutamente accettare il verdetto finale”.
Africa Express
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