Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 29 dicembre 2018
Non si arrestano le manifestazioni anti-governative in tutto il Paese. E come accade quasi sempre in Sudan, anche le proteste di ieri sono state represse dalle forze dell’ordine, che hanno fatto largo uso di gas lacrimogeni e granate stordenti per disperdere i manifestanti.
Le autorità hanno ammesso ieri che durante le manifestazioni sono state uccise diciannove persone, mentre oltre quattrocento avrebbero riportato ferite, tra loro anche centottantasette agenti di polizia.
Omar el-Digeir, un leader della formazione politica all’opposizione, Sudanese Congress Party, è stato arrestato a Omdurman, città situata sulla sponda occidentale del Nilo e secondo esponenti del partito, sarebbe stato portato in un luogo sconosciuto. L’associazione degli scrittori sudanesi ha denunciato che le forze di sicurezza avrebbero fermato il poeta Mohamed Taha giovedì scorso a Khartoum. Finora non è dato sapere dove è detenuto. Anche il network dei giornalisti del Paese lamenta la scomparsa di due suoi membri.
Le proteste sono iniziate il 19 dicembre, dopo l’annuncio del governo di voler triplicare il prezzo del pane. Le rivolte si sono presto diffuse in tutto il Sudan fino a raggiungere anche Khartoum; ora la gente chiede non solo una vita dignitosa, ma anche le dimissioni di Omar al Bashir, al potere dopo il colpo di Stato del 30 giugno 1989, con cui ha rovesciato il primo ministro democraticamente eletto, Sadiq al-Mahdi. Sadiq è rientrato nel Paese dopo diversi periodi in esilo, proprio pochi giorni fa. Sull’attuale presidente pende anche un mandato d’arresto internazionale, spiccato dalla Corte penale internazionale, per crimini contro l’umanità e genocidio, commessi nel Darfur.
Le forze dell’ordine sudanesi hanno anche arrestato un gruppo di studenti “ribelli” originari appunto del Darfour. Secondo Boshara Juma, portavoce del governo: “Era loro intenzione di sparare contro i manifestanti”. I giovani farebbero parte di SLA/Abdel Wahid (Movimento per la Liberazione del Sudan, attivo sopratutto in Darfur) e il ministro dell’Informazione, Mamoun Hassan, ha aggiunto che dieci di essi erano in possesso di quattordici Kalashnikov, mille munizioni e alcuni computer.
E sempre ieri, un portavoce dell’ONU ha fatto sapere che Antonio Guterres, segretario generale del palazzo di vetro, sta monitorando con grande preoccupazione la situazione in Sudan ed è particolarmente allarmato a causa dell’escalation delle violenze che hanno causato molti morti. Guterres ha sottolineato che è assolutamente necessario salvaguardare la libertà di espressione e riconoscere il diritto di assemblee pacifiche.
Aristide Nononsi, un esperto indipendente dell’ONU, condanna fermamente l’uso della forza eccessiva della polizia e dell’esercito nei confronti di manifestanti pacifici. “Le forze di sicurezza del Sudan – ha precisato Nononsi – devono proteggere il diritto alla vita dei dimostranti ed evitare l’escalation delle violenze”.
La disperazione della popolazione è alle stelle. L’inflazione ha raggiunto il settanta per cento, mentre la sterlina sudanese ha perso il cento per cento del suo valore. Carenza di pane e benzina sono all’ordine del giorno in molte città del Paese.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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