Repressione alle Comore: condannati ai lavori forzati a vita 4 oppositori politici

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Azali Assoumani, presidente delle Comore

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 17 dicembre 2018

Sabato scorso un tribunale delle Comore ha condannato ai lavori forzati a vita quattro persone dell’opposizione contro il presidente in carica, Azali Assoumani, perchè ritenute colpevoli di complotto e di attentato contro la personalità dello Stato.

Tra i condannati c’è anche l’ex vice presidente Djaffar Said Ahmed Hassane, che si era opposto al referendum costituzionale, grazie al quale Assoumani, ex golpista, può ripresentarsi per un secondo mandato consecutivo. L’opposizione aveva chiesto ai cittadini di boicottare il referendum e da allora molti membri e simpatizzanti dei partiti non al governo, sono stati arrestati, con l’accusa di cospirazione contro il regime. Hassane si è rifugiato in Tanzania, ma su di lui pende ora un mandato di arresto internazionale.

Azali Assoumani, presidente delle Comore

Mentre gli altri tre, ai quali è stata inflitta la stessa pena, sono Bahassane Ahmed Said, avvocato e fratello dell’ex vice presidente, Said Ahmed Said Tourqui, scrittore, e Faissoil Abdousalam, un ufficiale dell’esercito.

Durante il processo, durato due giorni, la corte per la sicurezza dello Stato ha inflitto pene dai tre ai venti anni di prigione ad altri quattro accusati, tra loro anche l’ex comandante dell’esercito, Ibrahim Salim.

La recente riforma costituzionale ha anche annullato il principio della presidenza a rotazione di cinque anni tra le tre isole maggiori delle Comore (Anjouan, Grandi-Comore, Mohéli), ex colonie francesi che hanno ottenuto l’indipendenza nel 1975, mentre la popolazione di Mayotte, che dista solo una sessantina chilometri da Anjouan, in due referendum ha votato contro l’indipendenza.

I giovani comoriani sono attratti come da una calamita da Mayotte, da quel fazzoletto di terra francese in mezzo all’Oceano Indiano, diventato il 101º dipartimento francese nel 2011. Facendo parte dell’Unione Europea, la valuta ufficiale dell’isola è l’euro.

I rapporti tra Parigi e lo Stato insulare sono stati piuttosto tesi negli ultimi mesi, perchè il governo delle Comore dal 21 marzo si era rifiutato di riammettere i suoi cittadini scappati a Mayotte, migranti che la Francia avrebbe, invece, voluto deportare subito. Ma dall’inizio di novembre i due governi hanno messo fine a questo braccio di ferro e in un comunicato congiunto dei due ministri degli esteri di Parigi e Moroni, Jean-Yves Le Drian e Mohamed El-Amine Souef, hanno fatto sapere che: “La Francia e le Comore desiderano collaborare per migliorare le condizioni di vita e la sicurezza dei migranti e di voler di facilitare la migrazione legale e controllata, incrementare la lotta contro il traffico di esseri umani e di affrontare seriamente le cause profonde della migrazione, che influenzano gli equilibri sociali ed economici di tutta la regione”.  Un documento programmatico in tal senso dovrebbe essere siglato tra i due Stati quanto prima.

Ogni anno Mayotte espelle tra diciotto e ventimila potenziali richiedenti asilo e, secondo il prefetto, la popolazione straniera del 101º dipartimento francese rappresenta il quarantadue per cento della popolazione tra loro oltre la metà è senza permesso di soggiorno.

Migranti delle Comore sui tipici kwassa kwassa

Si stima che dal 1995 al 2012 siano morte tra sette e diecimila persone,  oggi non si contano nemmeno più, gli ultimi dati non sono a disposizione. Nessuno riesce a fermare questo flusso migratorio. C’è chi emigra sognando una vita migliore, chi per studiare, chi per curarsi, chi per raggiungere i familiari. Il passaggio con un kwassa-kwassa – tradizionali imbarcazioni da pesca il cui nome probabilmente è stato mediato da quello di una danza congolese (kwassa, appunto) a sua volta proveniente dal francese quoi ça? Che cos’è questo?) come il ballo, le barche “oscillano” pericolosamente e parecchio –  costa tra trecentocinquanta e cinquecento euro, una somma enorme per poche ore di viaggio.  A questo prezzo bisogna aggiungere quindici euro per il giubbotto salvagente, particolare spesso ignorato.

E’ una fotocopia in piccolo di quello che succede nel Mediterraneo, con la differenza che dei morti tra la Libia e le coste europee si parla, come pure dei respingimenti. Nell’Ocenno Indiano, nel canale di Mozambico, le sofferenze dei migranti, le oppressioni dei comoriani, si consumano per lo più nel silenzio dei media occidentali.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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