Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 novembre 2018
L’ ISWAP (Islamic State West Africa Province), una fazione di Boko Haram, ha rivendicato ben cinque attacchi in un’area che chiamano “State of West Africa” (la Nigeria), che avrebbero causato centodiciotto vittime.
I terroristi hanno dato l’annuncio con un video sul loro account Telegram, specificando che tra il 16 e il 22 novembre avrebbero messo a segno cinque offensive.
Fonti della sicurezza della Nigeria hanno fatto sapere, che cento soldati sono stati brutalmente ammazzati in una base militare a Metele, nel Borno State, nel nord-est della ex colonia britannica, zona che da anni è teatro di sanguinari incursioni e attacchi mortali da parte di gruppi jihadisti.
La stessa fonte ha rivelato che molti militari mancano ancora all’appello. Dopo una prima aggressione, durante la quale l’intera base è stata bruciata e uccisi diversi soldati, ai commilitoni, in cerca dei corpi dei loro compagni, è stata tesa un’imboscata, che ha causato altre vittime.
Un testimone oculare ha riferito: “Siamo tutti scappati, abbiamo lasciato armi, camion, autovetture all’interno del campo. Tutto il villaggio è ancora sotto il loro controllo”.
Il Senato, controllato dal partito all’opposizione, People’s Democratic Party (PDP), ha interrotto la seduta dopo aver appreso della morte di quarantaquattro soldati – inizialmente si pensava che le vittime fossero di meno – e Atiku Abubakar, candidato del PDP alle prossime presidenziali, previste per l’inizio del prossimo anno, ha chiesto al governo aiuti per le famiglie dei militari uccisi.
Un portavoce della presidenza ha sottolineato che il ministero della Difesa rilascerà un comunicato ufficiale. Abuja e gli alti ranghi dell’esercito tendono a sminuire le perdite subite e non vogliono ammettere la grave realtà che vige ancora nel nord-est del Paese, dove centinaia di soldati hanno perso la vita negli ultimi mesi.
Mentre ISWAP sparge terrore in Nigeria, Abubakar Shekau e i suoi fedelissimi del tradizionale gruppo Boko Haram, ha attaccato i dipendenti, addetti a trivellazioni, della società mineraria francese Foraco, a Toumur, a est di Diffa in Niger, al confine con la Nigeria. Il bilancio è pesante: sette tecnici e un funzionario del ministero dell’Idraulica sono stati ammazzati, altri cinque sono stati feriti, tra loro due in modo grave, da un gruppo di una ventina di uomini armati, arrivati a cavallo. I terroristi sono poi scappati nella vicina Nigeria, portando con sé anche due automezzi. L’attacco è avvenuto a notte fonda, mentre tutti dormivano. Le vittime sono tutte di nazionalità nigerina. Un miliziano è rimasto ucciso durante la controffensiva delle forze dell’ordine.
Con la fine della stagione delle piogge, le incursioni dei jihadisti si sono fatti più frequenti. Nella zona di Diffa, al confine con la Nigeria, vivono quasi centoventimila rifugiati nigeriani, scappati dalle loro case proprio a causa di Boko Haram. Queste persone vivono in stato di grave necessità alimentare e i terroristi tentano di impedire che i convogli umanitari, impegnati a rifornire di cibo e di beni di prima necessità i profughi, giungano a destinazione.
Le elezioni si avvicinano, e Boko Haram, guidati da Abubakar Shekau e ISWAP, il cui leader è Abu Musab al-Barnawi, sono più attivi che mai. Le ultime presidenziali, che si sono svolte nel 2015 e che ha portato al potere Muhammadu Buhari, ex golpista del 1983, sono state rinviate più volte, proprio a causa delle continue offensive dei jihadisti.
Quest’ultimo attacco è stato un duro colpo per Buhari, che aveva fatto della lotta contro i terroristi il suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale. E appena insediato come presidente, aveva acclamato a gran voce: “entro il 31 gennaio i Boko Haram saranno sconfitti”.
Cornelia I. Toelgyes
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