Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 19 novembre 2018
Ursula von der Leyen, ministro della Difesa tedesco, si è recata per la quarta volta a Niamey domenica scorsa per inaugurare la nuova base militare della Bundeswehr nella capitale del Niger. La ex colonia francese e tutto il Sahel sono al centro della politica di Bonn da diversi anni, in particolare dopo la visita della cancelliera Angela Merkel nell’autunno 2016. Mahamadou Issoufou, il presidente del Paese aveva salutato già allora positivamente l’intenzione della Germania che, per facilitare l’intervento delle proprie truppe in Mali, intendeva costruire una propria base all’aeroporto di Niamey .
Il ministro tedesco ha elogiato il governo di Niamey e ha sottolineato: “Il Niger è un partner affidabile e prezioso nella lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e l’immigrazione illegale”. Secondo i tedeschi, le autorità nigerine sono meno corrotte di altre e mantengono generalmente la parola data. Inoltre il governo permette senza problemi che centinaia di soldati americani, tedeschi e francesi utilizzino l’aeroporto come appoggio per il trasporto aereo.
Berlin ha investito parecchio, non solo nel Niger, ma in gran parte del Sahel. Oltre all’ampliamento dell’aeroporto militare di Niamey, la costruzione del “Camps Allemands”, sta realizzando una scuola per sottufficiali dell’esercito nigerino ad Agadez nel nord del Paese e ha donato cinquantatré camion fuoristrada made in Germany. La Bundeswehr non può fare a meno della collaborazione dei militari del Paese e per questo supporto la Germania è pronta ad aprire il portafogli. Recentemente i tedeschi hanno stanziato oltre quattro milioni di dollari per equipaggiare il 2° battaglione del genio civile di Agadez con materiale per lavori pubblici e 1,5 milioni di dollari per incrementare l’autonomia degli spostamenti dei militari dello stesso battaglione.
Dal canto suo il ministro della Difesa maliano, Kalla Moutari, ha apprezzato molto gli aiuti dei tedeschi e ha sottolineato: “La più grande frustrazione dei nostri soldati è stata proprio la limitata possibilità di muoversi, di spostarsi per intervenire tempestivamente in caso di necessità”.
Il Niger è uno tra i Paesi più poveri al mondo. La mortalità infantile è elevatissima. Duecentoquarantotto piccoli su mille non raggiungo i quattro anni d’età; la principale causa sono le precarie condizioni di salute e l’alimentazione tutt’altro che ricca e variabile. Anche la scolarizzazione è molto bassa, raggiunge appena il ventinove per cento ed è riservata per lo più ai maschi, sessanta per cento, mentre solo il quaranta per cento delle bambine frequenta la scuola.
In tutti i Paesi del Sahel la situazione attuale è drammatica, in particolare la malnutrizione infantile desta grande preoccupazione. Secondo l’UNICEF sarebbero 1,3 milioni i bambini al di sotto dei cinque anni a soffrire di malnutrizione acuta-grave. E’ il numero più elevato da almeno dieci anni ed è il doppio rispetto allo scorso anno. Le cause sono molteplici: i cambiamenti climatici, il degrado delle terre e delle culture, siccità e le piogge torrenziali, la povertà estrema, limitato accesso agli alimenti di base e ai servizi essenziali e naturalmente la crescita demografica.
D’altronde dall’aeroporto di Niamey è facile raggiungere anche altre zone strategiche della regione, Mali, Ciad, Mauritania e Burkina Faso. Per contrastare e combattere i terroristi attivi in quest’area, recentemente è stato creato un nuovo contingente tutto africano dal raggruppamento di questi cinque Paesi. la costituzione del nuovo corpo di sicurezza, Force conjointe G5 Sahel (FC-G5S), è stata decisa all’unanimità con risoluzione (la numero 2359) dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 21 giugno 2017. Il quartiere generale dell’ FC-G5S a Sévaré, nel centro del Mali, è stato parzialmente distrutto il 29 giugno 2018 in un attentato jihadista.
Per meglio coordinare le operazioni, il comandante del FC-G5S, Hanane Ould Sidi, mauritano, ha dato ordine che il nuovo quartiere generale sia a Bamako, la capitale del Mali. Il contingente africano, che, una volta completamente attivo, dovrebbe comprendere cinquemila uomini, stenta a decollare: mancano ancora fondi ed inoltre le truppe sono ancora in fase di addestramento. L’Unione Europea punta molto sulla nuova forza per combattere il terrorismo, contrastare il flusso migratorio e il traffico di uomini e di armi.
Il Niger è uno dei Paesi più militarizzati dell’Africa. Gli statunitensi nell’ambito della missione AFRICOM, sono presenti nel Niger per l’addestramento e assistenza sulla sicurezza, incluso supporto di intelligence, sorveglianza e ricognizione alla controparte nigerina per poter contrastare i violenti gruppi di terroristi, ma intendono ridurre la loro permanenza in molte parti dell’Africa. I militari canadesi, nell’ambito della Missione Naberius, sono impegnati nell’addestramento delle forze di sicurezza locali; i francesi con la ben nota Operazione Barkhane, mentre i tedeschi, sono responsabili dell’aeroporto militare di Niamey. Gli italiani sono in Niger con MISIN, acronimo per Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger, che stenta a decollare.
Il 20 settembre Elisabetta Trenta, ministro della Difesa, ha aveva annunciato che finalmente era stata sbloccata MISIN, operazione italiana volta principalmente ad arginare il flusso migratorio. Il giorno successivo la Missione italiana è diventata finalmente operativa e a metà ottobre un Mobile Training Team (MTT) di otto carabinieri, ha portato a termine il primo corso di addestramento alle forze nigerine.
Il ministro della Difesa ha ricevuto il suo omologo nigerino a Roma lo scorso 9 ottobre e durante l’incontro è stata ribadita la disponibilità del nostro Paese ad assistere le Forze di sicurezza nigerine nella formazione e nell’addestramento. “Tutto questo, seguendo ovviamente le esigenze, le richieste e le necessità di Niamey”, ha specificato la signora Trenta.
Africa ExPress ha chiesto informazioni al ministero della Difesa sugli sviluppi della missione italiana, ma finora non c’è stata alcuna risposta. La stampa nigerina ha confermato la partecipazione del presidente Issoufou Mahamadou alla conferenza di Palermo sulla Libia, ma nulla è trapelato su eventuali colloqui a margine dell’evento palermitano sul ruolo di MISIN, che inizialmente prevedeva il dispiegamento di oltre quattrocento militari italiani..
Von der Leyen si è recata anche in Mali per la cerimonia del passaggio delle consegne di European Union Training Mission (EUTM), missione della quale è a capo la Germania dal 12 novembre, subentrata alla Spagna. EUTM è stata avviata nel 2013 in Mali per l’addestramento dell’esercito locale. Alla manifestazione erano presenti anche il ministro francese della Difesa, Florence Parly e il suo omologo maliano, Tiemoko Sangaré, e il primo ministro, Soumeylou Boubèye Maïga.
Berlin è presente nell’ambito di MINUSMA, acronimo per Mission Multidimensionelle Intégrée des Nations Unies pour la Stabilisation au Mali, con millecento uomini.
E per approfondire la questione della nuova multiforza africana e dell’applicazione dell’accordo di pace, il ministro tedesco si è intrattenuto con il suo omologo francese, Florence Parly. Parigi è presente in tutto il Sahel con oltre quattromila uomini con la Missione Barkhane, impegnata in prima linea nella lotta contro i jihadisti. I ministri hanno incontrato anche Hanena Ould Sidi, comandante della forza congiunta G5 Sahel, che, almeno si spera, possa operare a pieno regime quanto prima per contrastare i terroristi, sempre più attivi in quest’area desertica dell’Africa.
Jean-Pierre Lacroix, capo delle missioni di pace dell’ONU, ha spiegato davanti al Consiglio di Sicurezza giovedì scorso che, malgrado i progressi raggiunti, la Force G5 Sahel non è ancora completamente operativa e ha chiesto ai finanziatori di mantenere gli impegni promessi. Secondo il sottosegretario aggiunto alle operazioni di pace, finora è stato versato solamente il cinquanta per cento delle somme garantite in precedenza: è dunque stato impossibile acquistare tutto l’equipaggiamento per le truppe e anche le infrastrutture non sarebbero sufficienti. Di conseguenza il contingente non è ancora efficiente al cento per cento. Eppure, vista la situazione attuale del Sahel, nuovamente scenario di continui attacchi da parte dei terroristi, la sua completa operatività sarebbe auspicabile.
Le Croix ha sottolineato che il clima di insicurezza e di paura si respira in ogni dove e, come sempre, a pagarne le conseguenze è la popolazione civile: molte scuole sono chiuse, mancano i servizi essenziali, potenziali investimenti sono stati abbandonati. I giovani sono privi di speranze, non ci sono prospettive o opportunità concrete per il loro futuro.
Disperazione, povertà estrema e lacune di governance in queste zone sono terreno fertile per il terrorismo.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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