Franco Nofori
Mombasa, 10 novembre 2018
Secondo il rapporto diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), insieme ad altri istituti di monitoraggio internazionale, il Paese africano in cui si commettono più omicidi è il Lesotho dove, nel 2015 (mancano dati più recenti) sono state uccise 897 persone. Una cifra che potrebbe apparire non eccessiva, ma se si considera che gli abitanti del Lesotho superano di poco i due milioni, si ottiene il rapporto di 41,25 persone uccise ogni centomila abitanti. Occorre anche precisare che parliamo di omicidi, quindi di uccisioni volontarie e non derivanti da cause accidentali.
Questa realtà del Lesotho non manca di sorprendere poiché si tratta di una piccola nazione che, con una superfice di 30.300 chilometri quadri, è poco più grande del nostro Piemonte. E’ un Paese povero, ma non il più povero del continente e ha due importanti peculiarità: non ha accesso al mare, è interamente contenuto all’interno del Sudafrica ed è situato a 1.800 metri di altitudine per la sua intera superfice, cosa che gli fa meritare il titolo di Paese più alto del mondo. Una popolazione di due milioni di persone, prevalentemente di etnia bantu, dovrebbe essere piuttosto facile da controllare e invece, questa minuscola nazione, raggiunge il poco invidiabile primato africano per il più alto numero di delitti.
Nel rapporto di omicidi commessi ogni 100 mila abitanti, il Lesotho è seguito dal Sudafrica che conquista l’indice di 33,97 riferito però a una popolazione di 53 milioni di abitanti. L’apice territoriale di questi crimini si raggiunge nella città di Cape Town che, solo nella sua area urbana, conta un totale di 2.500 omicidi l’anno, vale a dire quasi sette uccisioni il giorno, facendo salire la splendida città costiera alla vetta della triste classifica continentale e piazzandola anche al terzo posto, tra le città più pericolose del mondo, dopo Caracas (Venezuela) e Fortaleza (Brasile), ma il dato che più preoccupa è che in quanto a incremento di omicidi, il Sudafrica esprime la più alta tendenza mondiale, prefigurando un futuro ben poco rassicurante per un Paese che un tempo richiamava investimenti da ogni parte del mondo.
A ventotto anni dalla fine dell’apartheid, l’auto-gestione messa in atto dal Sudafrica è stata del tutto deludente. La popolazione all’interno degli slum è rimasta povera come lo era prima e per giunta, è oggi afflitta da un livello di corruzione che non ha precedenti nella sua storia. Si è riaccesa la feroce rivalità tra l’etnia zulù e quella xhosa. Il popolo, tradito nelle sue attese, sta ora rivolgendo la propria rabbia anche verso i bianchi presenti nel Paese, attuando una discriminazione a rovescio che costringe i più facoltosi di loro a ritirare i propri investimenti e ad andarsene, mente molti di quelli che restano, si trovano a vivere in condizioni di estrema povertà. Pur se il Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese ha continuato a crescere, cresce anche la disoccupazione, offrendo cosi un chiaro allineamento alla deprecabile patologia delle leadership africane, di fare incetta delle risorse nazionali.
Un segnale confortante in questo deludente panorama africano, lo forniscono invece Burkina Faso e Marocco che si attestano rispettivamente sui valori di 0,37 e 1,24 omicidi ogni centomila abitanti, mentre, riferendosi alla sola Africa sub-sahariana, è anche apprezzabile l’indice dell’1,24 fornito dal Ghana. Il risultato del Burkina Faso è certamente inaspettato, viste le continue incursioni dei gruppi jihadisti che si alternano alla brutalità delle forze di sicurezza governative, mentre nel Marocco, l’efficienza della polizia e la pacifica attitudine degli abitanti, fanno solo registrare azioni di microcriminalità, presenti in quasi tutti i Paesi del mondo. Infine, per quanto riguarda il Ghana, il lodevole intento messo in atto dal governo di garantire legalità e sviluppo, è già stato largamente commendato da quasi tutti gli organismi internazionali che l’hanno più volte additato all’Africa come il modello da seguire per la propria emancipazione sociale ed economica.
Franco Nofori
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