AFRICA

È vivo ma in carcere l’ingegnere pisano rapito dai servizi della Guinea Equatoriale


Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 9 novembre 2018

Si temeva che Fulgencio Obiang Esono, ingegnere pisano fosse morto visto che, dal 18 settembre scorso, si erano perse le tracce. C’erano però sospetti, poi confermati, che fosse stato rapito dai terribili servizi segreti del dittatore-presidente Teodoro Obiang.

Fulgencio Obiang Esono, nella lista “Con Danti per Pisa”

Una “fonte attendibile” ha confermato al quotidiano fiorentino La Nazione che l’uomo, originario della Guinea Equatoriale e cittadino italiano, è in carcere ed è vivo. Pare confermato anche che, come avevamo scritto, si trovi nel carcere di Black Beach, a Malabo, capitale del piccolo Stato africano.

Una prigione dalla quale è impossibile scappare perché situata nell’isola di Bioko, a 45 minuti di volo dalla terraferma. Black Beach gode di pessima fama ed è considerato una delle peggiori carceri del mondo e sicuramente la più terribile prigione africana. Un carcere duro dove è comune la pratica della tortura e la scarsità di cibo ai detenuti ai quali è negata l’assistenza medica e legale.

Mappa della Guinea Equatoriale e dell’isola di Bioko con la posizione del carcere Black Beach (Courtesy Google Maps)

Fulgencio Obiang Esono, 48 anni, è in Italia da trent’anni, vive a Pisa e sei anni fa ha avuto il passaporto italiano. Le ultime tracce dell’ingegnere italo-guineano sono del suo arrivo, quel martedì 18, a Lomè, capitale del Togo, dove era andato per un’offerta di lavoro.

Dall’aeroporto, aveva mandato un messaggio vocale alla sorella Maria Clara dicendole che si sarebbe fatto sentire nei giorni seguenti. Dopo due settimane di silenzio la famiglia ha deciso di denunciare la sua scomparsa alle autorità italiane.

Una fonte di Africa ExPress ha confermato che il governo di Malabo ha esplicitamente chiesto alle autorità togolesi di arrestare Fulgencio Obiang Esono insieme ad un altro cittadino guineano-spagnolo e di estradare i due in Guinea Equatoriale. Cosa che il governo del Togo ha fatto. Se le cose sono veramente andate in questo modo si ha la conferma della trappola preparata per Esono offrendogli un impiego in Togo.

Attraverso l’avvocata Corrada Giammarinaro, i familiari hanno anche contattato Amnesty International. “Abbiamo segnalato il caso al nostro segretariato internazionale – spiega il portavoce dell’ong Riccardo Noury – la nostra preoccupazione sono le condizioni detentive di Fulgencio. Speriamo che questo caso non abbia tempi lunghi. Amnesty non è presente in loco a causa del clima di forte repressione ai danni dei difensori dei diritti umani e degli oppositori politici. C’è però forte preoccupazione per il trattamento c he viene fatto ai detenuti”.

Il ministro degli Esteri equatoguineano Simeon Oyono Esono Angue con la vice ministra degli Esteri, Emanuela Del Re

Alla liberazione di Obiang Esono, fin dall’inizio della vicenda, si sono interessate la Farnesina e la Regione Toscana. Sono stati coinvolti anche il governo spagnolo, che ha un’ambasciata nella sua ex colonia, e il nunzio apostolico.

Il vice ministro agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale, Emanuela Del Re, a margine della seconda Conferenza Italia-Africa, lo scorso 24 ottobre, al ministro equatoguineano Simeon Oyono Esono Angue ha chiesto “la collaborazione delle autorità di Malabo”.

(ultimo aggiornamento 9 novembre 2018 ore 10.59)

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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