Dar Es Salaam, 24 ottobre 2018
Pur di lasciare il proprio Paese in cerca di una vita migliore, i giovani africani sono disposti a tutto e i trafficanti di uomini trovano sempre nuove rotte per i loro “clienti”. Vie di fuga sempre più lunghe e pericolose.
Lunedì scorso sono annegati sette giovani etiopici a largo della Tanzania, in prossimità del confine marittimo tra Kenya e l’ex protettorato britannico. Le autorità hanno riferito che erano in rotta verso il Sudafrica, cosa per altro confermata dai sopravvissuti. La loro barca è affondata, sette le vittime, altri sei sono stati salvati dalla guardia costiera tanzaniana. Secondo Edward Bukombe, funzionario della polizia di Dadoma, sul natante viaggiavano tredici persone, dodici di nazionalità etiopica e un’altra, il capitano/timoniere. Non si conosce né la provenienza, tanto meno l’identità, in quanto risulta ancora disperso.
I sopravvissuti hanno ammesso di aver lasciato l’Etiopia in cerca di un lavoro. Forse i giovani non sanno che anche in questo Paese dell’Africa australe il tasso di disoccupazione è al 27,2 per cento e gli scontri tra residenti e stranieri sono sempre più frequenti.
Attualmente i superstiti sono in stato di fermo, mentre si continua a cercare il capitano. Le autorità della Tanzania sono in stretto contatto con l’ambasciata etiopica di Dodoma per identificare la banda, responsabile del traffico di uomini su questa rotta che, a quanto sembra, venga utilizzata sempre più spesso dopo la quasi totale chiusura dei porti libici.
Africa ExPress
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