Amnesty: in Madagascar carceri peggio dei lager, morte in detenzione 52 persone

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Una prigione in Madagascar

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 ottobre 2018

Nel 2017 in Madagascar sono morti centoventisette prigionieri, tra loro cinquantadue in detenzione cautelare. E’ la denuncia di Amnesty International, pubblicata nel suo rapporto di questi giorni. La ONG accusa il sistema giudiziario malgascio, vicino al collasso.

Secondo i ricercatori dell’Organizzazione con base a Londra, il cinquantacinque per cento della popolazione carceraria – circa undicimila persone – ad ottobre era ancora in attesa di processo, benchè la maggior parte di loro sia accusata di crimini minori, tra loro anche donne e minori.

Una prigione in Madagascar
Una prigione in Madagascar

Nella sua relazione Amnesty evidenzia le terribili condizioni di vita, oltre a trattamenti crudeli, disumani, degradanti. La situazione è la stessa in tutti i nove penitenziari visitati dalla ONG.

La detenzione preventiva prolungata anche per anni è la causa del sovraffollamento delle carceri; la mancanza di cibo, di cure mediche, di igiene nelle strutture, nuoce gravemente alla salute dei detenuti, mettendo in pericolo la loro vita. Fatto che la ONG aveva già esposto in un rapporto precedente. Le ottantadue galere della Grande Isola contano oltre ventimila “ospiti”, quando la loro capacità effettiva non dovrebbe superare i diecimila. E già nella relazione dello scorso febbraio sui diritti umani dell’ex colonia francese, era stato evidenziato che l’accesso al cibo e all’aqua potabile è limitato. La razione giornaliera per ogni prigioniero non supera duecentocinquanta grammi di manioca al giorno.

Detenuti malgasci
Detenuti malgasci

Deprose Muchena, direttore dell’ufficio regionale per l’Africa australe di Amnesty, ha spiegato che i detenuti in attesa di giudizio non sono separati da quelli già condannati e questo malgrado le disposizioni internazionali sui diritti umani. Non di rado anche i bambini devono condividere le loro celle con veri e propri criminali.  Eppure il regolamento penitenziario malgascio prevede la separazione tra reclusi minori e adulti.

A pagare il prezzo più alto sono i poveri,  in particolare donne e bambini, coloro che non possono permettersi un avvocato. Eppure il codice penale prevede il gratuito patrocinio.

Non c’è spazio nelle celle, i reclusi sono costretti a dormire per terra, molti sono ammalati, tremano, tossiscono, perchè affetti di tubercolosi, la principale causa di morte nelle galere malgasce. In un rapporto del Comitato della Croce Rossa Internazionale un detenuto su due soffre di malnutrizione moderata o severa. Nel 2015, secondo il CICR, sono decedute ventisette persone per malnutrizione, ma diciamolo pure chiaramente: morte di fame.

Rivo Rakotovao, presidente ad interim del Madagascar, ritiene la situazione carceraria del suo Paese inaccettabile e triste. E ha aggiunto: “Dal tempo dell’indipendenza mai nessuno ha pensato a investire nella detenzione, ma ora bisogna migliorare lo stato delle cose, senza attendere finanziatori”.

Attualmente il 90 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà (calcolata su una base di 1,90 dollari al giorno) e il Madagascar è il Paese che, dopo la Corea del Nord, ha accesso al minor contributo internazionale con soli 24 dollari all’anno per abitante.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes