Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 22 ottobre 2018
Conflitti etnici stanno sconvolgendo il centro-nord della Nigeria. A Kasuwan Magani, nel Kaduan State, sono morte cinquantacinque persone nei giorni scorsi e Muhammadu Buhari, presidente della ex colonia britannica – ormai alla fine del suo primo mandato, le prossime elezioni si svolgeranno il prossimo febbraio – in un comunicato ha condannato aspramente l’accaduto: “I continui spargimenti di sangue dovuti a incomprensioni, potrebbero benissimo essere risolti in modo pacifico. Nessuna cultura o religione può giustificare il disprezzo della sacralità della vita umana”.
Le violenze sono scoppiate al mercato di Kasuwan Magani dopo una banale discussione tra scaricatori musulmani hausa e cristiani di etnia adara. Il governatore ha subito imposto il coprifuoco notturno dopo gli ultimi spargimenti di sangue.
Lo Stato di Kaduna si trova nel centro-nord del gigante dell’Africa e la regione, specie negli ultimi periodi, è teatro di scontri tra le diverse etnie. Qualche mese si fa si è verificato un episodio simile. Allora avevano perso la vita una decina di persone e un centinaio di case erano state incendiate.
Nel nord-est del Paese, invece, gli attacchi dei sanguinari Boko Haram si susseguono senza sosta. Sabato mattina sono stati uccisi almeno dodici agricoltori mentre stavano raccogliendo arachidi nei loro campi. Secondo le milizie private, assoldate in supporto all’esercito per contrastare i terroristi, le vittime sarebbero state ammazzate a colpi di machete a Kalle, un villaggio che dista una ventina di chilometri da Maiduguri, capoluogo del Borno State, altre tre persone sono rimaste ferite. I jihadisti, pur essendo arrivati armati fino ai denti, non hanno utilizzato i fucili. Hanno preferito agire in silenzio, per non essere scoperti dai soldati.
La stessa sera i malviventi hanno assalito Dala-Melari, Fuguri e Femari, tre villaggi ad una manciata di chilometri da Maiduguri. Hanno ammazzato almeno due persone, diversi altri sono stati feriti. Dopo aver saccheggiato tutte le case e caricato il bottino sui loro camion – pare che i jihadisti fossero in cerca di viveri – hanno appiccato il fuoco, che ha raso al suolo i pochi averi di questa povera gente. In base ad alcune testimonianze raccolte, i responsabili dell’attacco farebbero parte della fazione del leader storico Abubakar Shekau.
Il governo nigeriano ha annunciato il 15 ottobre che ua seconda operatrice umanitaria è stata ammazzata. Un mese fa è stata brutalmente uccisa una levatrice, entrambe sono state rapite insieme ad una terza collega il 1°marzo di quest’anno da miliziani di Boko Haram durante un’incursione nella città di Rann, nell’estremo nord. Nell’attacco erano morti otto soldati nigeriani e tre impiegati di organizzazioni non governative. Due delle donne sequestrate lavoravano per il Comitato Internazionale della Croce Rossa ed una terza per l’UNICEF.
Il CICR ha fatto sapere di non essere stato informato dell’assassinio di Hauwa Liman. A settembre aveva invece ricevuto un video dell’esecuzione di Saifura Khorsa, una dei tre ostaggi in mano all’ISWAP (acronimo per Islamic State West Africa Province), una fazione di Boko Haram, sostenuta dallo stato islamico. Nel filmato i terroristi minacciavano di uccidere anche le altre due operatrici umanitarie e Leah Sharibu, una studentessa di soli quindici anni, rapita insieme ad un centinaio di compagne in una scuola a Dapchi, nello Yobe State, nord-est del Paese.
Poco prima dello scadere dell’ultimatum, il ICRC aveva chiesto al governo nigeriano la massima collaborazione per la liberazione degli ostaggi e contemporaneamente aveva lanciato un appello all’ISWAP di mostrare misericordia nei confronti degli ostaggi.
Dal canto suo, il ministro dell’Informazione, Lai Mohammed, ha sottolineato il governo ha sempre lasciato la porta aperta per i negoziati: “Continueremo a lavorare per liberare le donne innocenti ancora in mano ai loro aguzzini”.
Secondo le stime dell’ONU, dal 2009 ad oggi sono morte oltre ventisettemila persone, altre due milioni hanno dovuto lasciare le loro case a causa dei Boko Haram. I sequestri sono frequenti e il denaro che viene chiesto per il riscatto serve per il finanziamento delle operazioni criminali. Altre volte gli ostaggi vengono rilasciati in cambio della liberazione di miliziani catturati e arrestati dalle autorità nigeriane.
Cornelia I. Toelgyes
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