Sandro Pintus
Firenze, 19 ottobre 2018
“Hai i giorni contati”. “Sparirai senza lasciare traccia”. “Stai attento”. Sono questi i contenuti di alcuni messaggi spediti via whatsapp ed SMS o pronunciati via telefono ad oppositori del governo centrale in Mozambico. È successo nelle città di Nacala e Nampula, capitale dell’omonima provincia centro-nord a duemila chilometri a nord della capitale Maputo.
Minacce fatte a giornalisti, leader della società civile e persino a preti accusati di essere responsabili della disfatta del Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO) alle elezioni amminiatrative (autarquicas) che si sono tenute lo scorso 10 ottobre.
Amnesty International conferma di conoscere almeno otto persone che sono state prese di mira con minacce e ha denunciato che la pessima situazione dei diritti umani nell’ex colonia portoghese sta ancor di più peggiorando.
“Questa è una caccia alle streghe post-elettorale rivolta a chiunque esprima opinioni critiche sul governo ed è sospettato di associarsi con l’opposizione principale, Resistenza Nazionale Mozambicana (RENAMO) a Nampula” ha dichiarato Muleya Mwananyanda, responsabile regionale di Amnesty per l’Africa australe.
Secondo l’organizzazione di difesa dei diritti umani le vittime delle minacce sono state accusate di monitorare i seggi elettorali e di pubblicare i risultati elettorali in diretta da quei siti, cosa che probabilmente ha causando la sconfitta del FRELIMO nella zona.
“Le autorità del Mozambico devono avviare un’indagine tempestiva, completa ed efficace sulle accuse di minacce di morte e intimidazioni e assicurare alla giustizia i presunti responsabili – ha sottolineato Mwananyanda -. Oltre a ciò, le autorità devono garantire che i diritti alla vita e alla libertà di associazione e di espressione siano pienamente rispettati e protetti prima delle elezioni generali del Paese nel 2019 e oltre”.
A causa delle intimidazioni, temendo per la propria vita, una delle persone minacciate si è nascosta. Il giro di vite alla libertà di stampa e di espressione è arrivato quando il FRELIMO, partito al potere da 43 anni senza interruzione, ha varato una legge contro i giornalisti e i mezzi di comunicazione privati.
In vigore dallo scorso 22 agosto impone esorbitanti tasse di licenza e di rinnovo delle testate giornalistiche nell’ordine di decine di migliaia di euro. La legge colpisce anche i giornalisti mozambicani che collaborano con media stranieri e i freelance e corrispondenti stranieri costretti a pagare migliaia di euro per lavorare.
Sembrano lontani i giorni in cui nel 2015, il giudice João Guilherme, aveva assolto l’economista Carlos Nuno Castel-Branco e Fernando Mbanze, direttore della testata “MediaFax”, accusati di attentato alla sicurezza dello Stato e abuso della libertà di stampa per aver criticato su Facebook l’allora presidente della repubblica Armando Guebuza.
Nel frattempo, in Mozambico, il confine tra democrazia e dittatura diventa sempre più sottile e ciò che, tra il serio e il faceto, l’intellettuale sudafricano Prince Machele ha espresso sui governi africani, si sta avverando anche nell’ex colonia portoghese. Vediamo cosa succederà per le elezioni generali del 2019.
Sandro Pintus
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