Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 15 ottobre 2018
Sotto forte pressione dell’Unione Europea, il Marocco è a caccia di migranti: dall’inizio dell’estate. Il regno è teatro di un feroce accanimento nei confronti degli africani sub-sahariani, costretti a nascondersi per evitare di essere arrestati o addirittura deportati, in particolare nel nord del Paese.
Itel, originario del Camerun, ha raccontato che una mattina alle cinque la polizia e le forze ausiliarie (paramilitari dipendenti del ministero degli Interni) hanno costretto gli abitanti del quartiere Boukhalef di Tangeri, città sullo Stretto di Gibilterra, ad uscire in strada, dove attendevano cinque furgoni. “Una cinquantina di noi sono stati spinti in uno di essi, ci hanno portato al commissariato dove abbiamo atteso fino alle sette di sera, senza cibo e acqua”, ha raccontato il giovane camerunense. Che poi ha aggiunto: “Poi ci hanno fatto salire su un pullman – sul nostro eravamo in trentasei – ma ce n’erano almeno altri quindici bus strapieni e solo dopo diverse ore di viaggio ci hanno consegnato un po’ di pane, qualche sardina e dell’acqua. Alle quattro del mattino ci hanno fatti scendere a una decina di chilometri da Tiznit, città che dista più o meno novecento chilometri da Tangeri”.
In base a testimonianze raccolte, il gruppo Antiraciste d’accompagnement et de défense des étrangers et des migrants (Gadem), associazione con base in Marocco, ha denunciato l’arresto e la deportazione di oltre settemilasettecento stranieri sub-sahariani nella regione di Tangeri, nel nord della ex colonia francese, senza nemmeno tener conto della loro posizione amministrativa.
Nel suo rapporto dello scorso 11 ottobre, Gadem ha segnalato l’espulsione di ottantanove persone in totale assenza di presupposti normativi prescritti dall’ordinamento. Altri migranti, in attesa del rimpatrio, sono attualmente detenuti nello scantinato di un commissariato di polizia di Tangeri.
Camille Denis, coordinatrice generale di Gadem, ha descritto le condizioni dei detenuti come “disumane”. Nel rapporto del gruppo, pubblicato in questi giorni, le foto mostrano i migranti sdraiati su materassi, stipati l’uno accanto l’altro; hanno a disposizione un solo bagno, aperto solamente durante le ore diurne. La situazione sanitaria è più che precaria. La coordinatrice ha inoltre sottolineato che i detenuti non hanno accesso a cure mediche, malgrado quattro di loro si trovino in gravi condizioni di salute. Inoltre, chi, al momento dell’imbarco sull’aereo, si oppone alla deportazione, rischia di essere picchiato dalle forze dell’ordine.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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