Sandro Pintus
Firenze, 15 ottobre 2018
“Cari principe William e principe Harry, mi chiamo Charles, vi scrivo dal Camerun, un paese in cui la protezione dell’ambiente è andata peggiorando. Voglio che sappiate, e che i media sappiano, che pigmei innocenti stanno morendo a causa della conservazione dell’ambiente e che loro hanno bisogno del vostro aiuto”.
Inizia così la missiva di Charles Jones Nsonkali rappresentante della Okani (Organizzazione delle comunità dei Baka) inviata, con il supporto di Survival International, al duca di Cambridge e al duca di Sussex.
Ma cosa c’entrano i principi William e Harry con i pigmei? Anche se appare una forzatura hanno chiesto il loro sostegno contro i soprusi, le violenze quotidiane e gli omicidi della loro gente da parte dei ranger, secondo Survival pagati dal WWF, che “difendono la conservazione” della foresta africana nella quale i pigmei vivono da secoli.
L’occasione è stato il convegno internazionale “Illegal Wildlife Trade” sul commercio illegale della fauna selvatica che si è tenuto a Londra l’11 e il 12 ottobre. Un importante meeting, sponsorizzato dalla Foreign office britannico, che ha visto la presenza di oltre ottanta Paesi per tentare di fermare la mattanza di elefanti e altri animali e il traffico di avorio e merci illecite di origine animale.
William, duca di Cambridge, è presidente di United for Wildlife, oltre che patron di Tusk Trust. E prima della conferenza si è recato in Kenya, Tanzania e Namibia per conoscere meglio la situazione.
Sia lui che il fratello Harry e il loro padre Charles, principe di Galles, sono particolarmente sensibili alla protezione dell’ambiente e degli animali. Proprio per questa ragione un piccolo grande uomo, Charles Nsonkali, ha deciso di rivolgersi alla Corona britannica affinché intervenga sulla loro causa e la terrificante situazione che il suo popolo sta vivendo da tre decenni.
“Le foreste che un tempo erano la casa del popolo Baka sono state trasformate in parchi nazionali, con concessioni di taglio del legname e aree di caccia per safari senza il loro consenso – si legge nella lettera – le eco-guardie, torturano i Baka e rendono la loro vita un inferno. Li fanno spogliare e quando sono nudi li picchiano, li umiliano, costringendoli a gattonare a quattro zampe e distruggono i loro villaggi e le loro proprietà”.
Charles scrive che i Baka vengono considerati bracconieri ma non sono colpevoli di nulla se non di tentare di vivere e nutrire le loro famiglie e vengono puniti perché gli estranei non capiscono il loro modo di vivere, non perché hanno fatto qualcosa di sbagliato.
E accusa la conservazione gestita da estranei che pensano di essere le uniche persone che vogliono prendersi cura della foresta ma non conoscono gli usi e costumi del popolo Baka e le sue leggi.
“La conferenza sul commercio illegale di animali selvatici parla molto di come impedire ai bracconieri di uccidere elefanti e altri animali ma chi può prendersi cura della natura più delle persone che la chiamano a casa e dipendono da essa per la loro sopravvivenza? – sottolinea il rappresentante della Okani – Se solo gli ambientalisti li ascoltassero capirebbero che i Baka sono alleati naturali della protezione delle foreste. Non si possono escludere i Baka dalla conservazione e non si possono punire per il loro modo di vivere tradizionale”.
Charles chiede di ricordare che nessun progetto di conservazione dovrebbe esistere sulle terre indigene senza l’accordo con la gente vi abita. Se ciò non accade, gli sforzi per la protezione della natura non potranno mai avere successo.
Il rappresentante dei pigmei Baka ha parlato chiaramente e ha denunciato una situazione infernale e invivibile per un intero popolo. Arriverà una risposta dal duca di Cambridge e dal duca di Sussex?
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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