Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 8 ottobre 2018
Si chiama Fulgencio Obiang Esono, 48 anni, l’ingegnere di Pisa sparito in Africa dal 18 settembre scorso. Oppositore del feroce regime dittatoriale della Guinea Equatoriale di Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, secondo la sorella è stato rapito dei servizi segreti del piccolo stato africano.
Partito da Pisa, dove risiede da trenta anni e da sei ha il passaporto italiano, era andato a Lomé, capitale del Togo, per una proposta di lavoro. Alla sorella che vive nella stessa città aveva detto che si sarebbe fermato quattro giorni e sarebbe tornato a casa.
La conferma del suo arrivo all’aeroporto di Lomé, è stato un messaggio vocale alla sorella:“Il viaggio è andato bene, ci sentiamo in questi giorni”. Poi, da quel martedì 18, più nulla. L’ingegnere è sparito senza lasciare traccia.
Dopo due settimane di tombale silenzio e di angosciante attesa la famiglia ha deciso di denunciare la sua scomparsa alle autorità italiane. Il sospetto della famiglia è che, visto che da qualche tempo in Italia, era senza lavoro, l’offerta arrivata all’ingegnere attraverso i social network fosse una trappola per rapirlo.
Secondo le fonti consultate dall’emittente di opposizione Radio Macuto, Fulgencio è stato trasferito nella terribile prigione di Playa Negra, conosciuta come Black Beach, famosa in tutta l’Africa per le torture più terribili e per lo scarsità di cibo dato ai detenuti.
Costruita negli anni Quaranta sul litorale di Malabo, la capitale del Paese, nell’isola di Bioko, a 45 minuti di volo dalla terraferma, ha avuto come direttore colui che dal 1979 è il presidente-dittatore della piccola ex colonia spagnola.
La causa del rapimento dell’ingegnere, secondo Radio Macuto, sarebbe la parentela diretta con il capitano dell’esercito Jose Abeso Nsue Nchama, arrestato e torturato per estorcere una confessione e, dopo un processo sommario senza garanzie procedurali, fucilato insieme a tre colleghi nel 2010.
Fulgencio Obiang Esono, è conosciuto a Pisa per essere stato, nel giugno scorso, nella lista elettorale di centro-sinistra “Con Danti per Pisa” per l’elezione di Andrea Serfogli a sindaco della città, elezioni vinte poi al ballottagglio dalla lista di centro-destra di Michele Conti.
Ma perché rapire un oppositore a duemila chilometri dalla Guinea Equatoriale? Di sicuro la distanza geografica non spaventa il dittatore Teodoro Obiang. Secondo una fonte di Africa ExPress, due giorni fa, a Londra, Salomon Abeso Ndong, presidente della Coalicion CORED, aggregazione di 20 partiti in esilio che si oppongono alla dittatura di Obiang, è stato aggredito davanti a casa sua insieme al figlio da due uomini armati su una moto.
La CORED ha affermato che si tratta di un tentato omicidio. Un’azione voluta da Obiang perché Abeso aveva accusato il dittatore di aver violato la costituzione eleggendo suo figlio Teodorino come secondo vicepresidente della Guinea Equatoriale e aver violato le regole per le elezioni.
Ormai è noto che la famiglia presidenziale del piccolo e ricco Stato africano ha almeno due specializzazioni: non badare a spese sui servizi segreti, efficientissimi nel far sparire gli oppositori che vengono come divorati da un buco nero e utilizzare le ricche risorse petrolifere del Paese come se fossero di loro proprietà.
Intanto la Farnesina, anche su pressione della Regione Toscana, si sta muovendo per sapere cosa è successo a Obiang Esono. Prima che sia troppo tardi.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
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