Franco Nofori
Mombasa, 3 ottobre 2018
Due istruttori militari cinesi e i loro nove allievi zambiani, sono stati arrestati nello scorso weekend in Zambia per aver illegalmente addestrato all’uso delle armi alcuni dipendenti dell’agenzia di sicurezza Alert Safety Security con base a Livingston, cittadina turistica nel sud del Paese, nei pressi delle cascate Vittoria. Nel corso dell’irruzione la polizia ha recuperato sette fucili a pompa, una pistola e uno scatolone pieno di munizioni. L’ordinamento dello Zambia non prevede che agenzie di sicurezza privata possano dotarsi di armi da fuoco.
Un’aggravante dell’imputazione è che il personale dell’agenzia era dotato di uniformi quasi identiche a quelle in uso presso il corpo delle guardie addette al controllo dei parchi nazionali. La cosa ha fatto nascere il sospetto che si volesse far circolare uomini armati spacciandoli per agenti governativi. Tra gli arrestati c’è anche il direttore dell’agenzia di Livingston della Alert Safety Security che ha il proprio quartier generale nella capitale Lusaka. Inoltre la scelta della sede secondaria della compagnia e non di quella centrale per l’addestramento illegale ha rafforzato tra gli inquirenti la convinzione che il progetto intendeva sottrarsi a un più efficace controllo sulla propria attività.
Il capo della polizia provinciale di Livingston, Bonnie Kapeso, che ha ordinato l’arresto degli undici accusati, ha dichiarato che le armi sequestrate apparterrebbero all’agenzia di sicurezza di Lusaka e che la stessa le avrebbe recentemente importate dalla Cina, ma si è riservato di fornire più precisi dettagli nei prossimi giorni, in base ai risultati che emergeranno dalle investigazioni in corso. E’ ovvio che, se questa importazione fosse avvenuta illegalmente, il caso assumerebbe ben più gravi connotazioni, coinvolgendo anche funzionari e autorità locali.
Comunque vada è un fatto che la presenza cinese in Africa, non lascia passare giorno, senza far parlare di sé a causa di discutibili episodi. Solo una settimana fa, alcuni attenti osservatori della realtà zambiana, hanno denunciaato il piano cinese d’impossessarsi dell’aeroporto internazionale di Lusaka e della società elettrica nazionale, accusando anche il presidente in carica, Edgar Lungu, di aperta e imbelle connivenza con la strategia di Pechino. Il modo in cui quest’ultimo caso si concluderà, potrà rivelare il grado di sudditanza che lo Zambia mostra nei confronti del suo un po’ troppo intraprendente partner asiatico. Sudditanza peraltro avvalorata dalla singolare iniziativa del Times of Zambia, il quotidiano di Stato, che nella sua edizione di ieri presentava il suo fondo di maggior rilievo in puro mandarino.
Franco Nofori
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