Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 29 settembre 2018
José Filomeno dos Santos, figlio dell’ex presidente dell’Angola, indagato per appropriazione indebita dallo scorso marzo, è stato arrestato all’inizio di questa settimana. Insieme al rampollo di casa dos Santos è finito dietro le sbarre anche lo svizzero-angolano, Jean-Claude Bastos de Morais, suo amico e socio in affari.
Nel 2013 il padre, Edoardo dos Santos aveva affidato al suo secondogenito la presidenza del fondo statale petrolifero, incarico che il nuovo presidente ed ex delfino del leader uscente, João Lourenço, gli ha tolto all’inizio dell’anno, dopo aver rimosso la primogenita Isabel già nel novembre 2017 da presidente della Sonangol, la compagnia petrolifera di Stato.
Il secondogenito di dos Santos è stato posto in detenzione preventiva per la gravità delle accuse che gli sono state contestate: frode, appropriazione indebita di fondi, traffico di influenze illecite, riciclaggio di denaro, associazione criminale, corruzione e più chi ne ha, più ne metta. La procura di Luanda sta inoltre indagando sulla legittimità di un trasferimento di cinquecentomila dollari su un conto svizzero, mentre José Filomeno era ancora presidente del fondo statale petrolifero. La somma in questione era depositata presso la banca centrale di Luanda ed è stata versata su un conto di una delle succursali londinesi del Credito Svizzero nel settembre 2017, poco dopo l’insediamento del nuovo presidente Lorenço. Già a marzo il procuratore generale aggiunto, Luis Benza Zanga, aveva ritirato il passaporto al giovane dos Santos e aveva promesso: “Nessuna indulgenza nemmeno per “Zénu”, come viene chiamato dalla popolazione José Filomeno. Per il momento il suo legale, Benja Satula, non ha rilasciato alcun commento.
Solo tre anni fa era praticamente certo che il secondogenito avrebbe seguito le orme del padre, ma Lourenço, l’ex ministro della Difesa, è riuscito ad imporsi in seno all’MPLA, il partito al potere, che infine lo ha indicato come loro candidato alle presidenziali dello scorso anno.
Lourenço, presidente della ex colonia portoghese dal 26 settembre 2017, durante la sua campagna elettorale aveva promesso di combattere la galoppante corruzione e sembra che davvero faccia sul serio. Infatti solo poche settimane fa ha costretto Edoardo dos Santos ad uscire completamente dalla vita politica del Paese, che lo ha visto protagonista dal 1979 al 2017.
L’anziano e malato Edoardo si è dimesso ora anche come presidente del partito al potere, il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola (MPLA), consegnando lo scettro al nuovo capo di Stato.
L’arresto di Josè Filomeno ha colto di sorpresa la popolazione tutta: è il primo membro della dinastia dos Santos ad essere incarcerato, che per decenni ha dominato la scena politica e finanziaria dell’ex colonia portoghese ricca di petrolio. Alcides Sakala, deputato e portavoce di Unita, il maggiore partito all’opposizione, ha elogiato il nuovo presidente con queste parole: “Sta mantenendo le sue promesse. L’Angola deve diventare uno Paese normale, uno Stato di diritto e democratico”. Mentre Joao Pinto, parlamentare dell’MPLA ha sottolineato: “Rispettiamo assolutamente la divisione dei poteri e se sono stati commessi degli errori in passato, il giudizio spetta ai tribunali”.
Durante il primo anno della sua presidenza, Lourenço ha già fatto cadere diverse teste della precedente amministrazione, inoltre ha revocato contratti, stipulati a nome dello Stato dal clan dos Santos. E la scorsa settimana è stato arrestato anche l’ex ministro dei Trasporti, Augusto da Silva Tomas, per malversazione e appropriazione indebita di fondi.
Segnali forti e importanti del nuovo governo angolano, un’inversione di marcia, dopo anni di impunità, nepotismo, protezionismo, favoritismo e corruzione.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes