Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 settembre 2018
Il 21 settembre scorso, gli abitanti di Eswatini, il nuovo nome dello Swaziland, sono andati alle urne per il rinnovo del parlamento. Una consultazione assai informale perché il Paese è l’ultimo al mondo governato da una monarchia assoluta. Comunque gli aventi diritto al voto sono circa cinquecentomila su una popolazione di poco meno di un milione e mezzo di abitanti.
I sudditi di Mswaiti III hanno scelto cinquantacinque dei sessantacinque deputati alla Camera dell’Assemblea, mentre altri dieci vengono nominati dal monarca stesso. I parlamentari eletti avranno poi il compito di nominare dieci senatori della Camera Alta, mentre il re ne sceglierà altri venti.
I candidati parlamentari non sono altro che rappresentanti delle loro zone e per potersi presentare alla tornata elettorale, devono essere designati dai capi dei villaggi, a loro volta scelti direttamente dal monarca. Secondo l’opposizione si tratta di una vera e propria farsa, gli aspiranti parlamentari vengono ben selezionati, i leader locali devono garantire la loro fedeltà al re.
Molti critici hanno parlato di “elezioni fantasma”, visto che i candidati non possono essere iscritti a nessun raggruppamento politico e il loro potere in seno al Parlamento è assai limitato. Uno dei votanti, che ha preferito mantenere l’anonimato ha descritto in modo più che egregio il ruolo dei deputati in seno alle Camere: “Possono discutere quanto vogliono, ma a fine giornata decide il “boss”.
Kenneth Kunene, attivista politico e segretario generale del partito comunista del suo Paese, vive in esilio dal 2005. “Non c’è libertà di espressione in questo Stato. Le persone che si oppongono vengono uccise, picchiate, arrestate, condannate al silenzio o costrette all’esilio”.
Pochi giorni prima delle votazioni molte persone sono scese nelle piazze di Manzini – la principale città dello Swaziland dopo la capitale Mbabane – per manifestare e per denunciare il congelamento dei salari nel settore pubblico. La polizia ha represso la protesta con l’utilizzo di granate stordenti, gas lacrimogeni e idranti e molti manifestanti sono stati picchiati selvaggiamente dalle forze dell’ordine.
La campagna elettorale è iniziata a fine agosto, ma in tutto il Paese sono stati esposti pochi manifesti dei candidati, ovviamente per lo più fedelissimi del re; tutto il materiale di propaganda poteva essere utilizzato solo previa approvazione della Commissione elettorale nazionale.
Mswati III, che ha frequentato l’International College a Sherborne in Gran Bretagna e dopo la morte del padre, Sobhuza II, è stato nominato ufficialmente principe ereditario nel settembre 1983 e incoronato sovrano dello Swaziland il 25 aprile del 1986, all’età di 18 anni. Fino alla sua maggiore età le funzioni regali sono state assunte dalla regina madre. In quanto monarca assoluto, governa solamente con decreti legge e non di rado viene criticato per il suo stile di vita sfarzoso, pur sapendo che gran parte della popolazione vive in miseria.
Nell’ex protettorato britannico il reddito annuo pro capite supera di poco i tremila dollari. Un Paese povero, che vanta il triste primato di avere la più alta incidenza di infezione HIV al mondo. L’aspettativa di vita è inferiore ai quarantanove anni.
In occasione del cinquantesimo anniversario di indipendenza dalla Gran Bretagna, il monarca aveva deciso autonomamente di cambiare il nome del regno. Secondo Mswaiti III, Swaziland sarebbe troppo simile a Switzerland e all’estero le due nazioni potrebbero essere confuse. (Eswatini, tradotto dalla lingua swati significa, “luogo degli swazi” n.d.r.).
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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