Franco Nofori
Mombasa, 21 settembre 2018
Il Tesoro dello Zambia ben difficilmente riuscirà a saldare il debito contratto con la Cina entro la data prevista e sembra che Pechino, per soddisfare il suo diritto, intenda appropriarsi dell’aeroporto internazionale di Lusaka. Per la verità, sia il governo cinese, sia quello zambiano, hanno immediatamente smentito la notizia liquidandola come una fake-news, tuttavia sono molti i media che contestano questa affermazione, tra questi lo stesso quotidiano “Lusaka Times” che accusa inoltre il partner orientale di avere in corso trattative segrete per acquisire anche la società ZESCO, fornitrice statale di energia elettrica.
Questi sospetti stanno allarmando il Fondo Monetario Internazionale (IMF) che, insieme agli USA, ha denunciato la strategia cinese, come scientemente volta a incoraggiare l’indebitamento dei Paesi africani, in modo da potersi appropriare – al verificarsi delle sempre più probabili insolvenze – delle loro risorse e delle loro grandi imprese. Nello specifico caso dello Zambia, questi sospetti risulterebbero avvalorati dal fatto che l’emittente radio-televisiva di stato ZNBC, è già sotto il totale controllo cinese. Se questo gruppo di appropriazioni si concludesse com’è paventato, lo Zambia perderebbe una larga parte dello propria sovranità nazionale e il monopolio del maggior canale d’informazione del Paese consentirebbe di edulcorare ogni notizia ostile a Pechino.
Agli inizi di agosto, l’inarrestabile fagocitazione dell’Africa da parte cinese, ha indotto alcuni senatori americani di entrambi gli schieramenti politici a presentare un’istanza scritta al segretario del Tesoro, Steve Mnuchin, per spingerlo a esortare l’IMF a non concedere finanziamenti a quegli stati africani già sovra-indebitati con la Cina per la realizzazione di infrastrutture dai costi esagerati. Il documenti, tra l’altro, definisce Pechino anche come “il moderno predatore dell’Africa”. Del resto, la stessa direttrice del fondo, Christine Lagarde, ha convenuto che, questa definizione “calza come un guanto alla situazione dello Zambia”.
Se non altro, la ministra delle finanze zambiane, Margaret Mwanakatwe, mostrando di aver prestato saggiamente orecchio alle osservazione di valenti economisti internazionali, aveva annunciato che tutti i progetti cinesi in corso, realizzati al di sotto dell’80 per cento, sarebbero stati bloccati, ma è subito stata smentita dal suo presidente, Edgar Lungu, il quale si è affrettato a rassicurare i partner orientali che ogni progetto già approvato sarebbe stato regolarmente portato a compimento. Del resto è noto che “l’orecchio”, non è esattamente quella parte femminile che i leader africani trovano più interessante.
Da quando Edgar Lungu è salito al potere, ha conferito alle imprese cinesi, appalti per oltre undici miliardi di euro e sono in corso altri impegni finanziari, sempre in favore di Pechino, per un ammontare ancora superiore. Al locale rappresentare dell’IMF, Alfredo Baldini, che aveva espresso preoccupazione per questo inarrestabile indebitamento, è stato imposto di lasciare il Paese con l’accusa di “diffondere notizie allarmistiche e infondate”, ma lo stesso Dipartimento Britannico per lo Sviluppo Internazionale, ha riferito di avere in corso investigazioni a carico di tre ministri zambiani per corruzione e frode in relazione agli accordi sottoscritti con imprese cinesi.
Com’è stato detto, la Cina e il governo dello Zambia, negano che per il Paese esista la possibilità di perdere presto il controllo del proprio aeroporto e della società elettrica, ma la metodologia dell’espansione cinese in Africa e la massa di appropriazioni già realizzate, rendono quantomeno plausibili questi sospetti, anche perché, mentre il suo indebitamento dilaga, il governo zambiano non è neppure riuscito a pagare per intero i salari del mese di agosto ai suoi dipendenti pubblici.
Sembra incredibile che Ie leadership africane, cieche e sorde a ogni monito del buon senso, corrano consapevolmente verso la rovina. A questo proposito troviamo significativa la metafora della “rana bollita” del giornalista ghanese Richard Kwame Krah, che il collega Marzio Ammendola propone nel suo giornale online Against-China: “Se metti una rana in acqua bollente, questa salterà fuori. Ma se la metti in una pentola d’acqua fredda, rimarrà tranquilla a nuotare. Accendendo poi il fuoco, l’acqua si riscalderà gradualmente, la rana la troverà gradevole e continuerà a nuotare, ma la temperatura salirà ancora fino a diventare troppo calda e la rana, smetterà di nuotare cercando di adattarsi e quando infine il calore si farà insopportabile, la rana, troppo indebolita non riuscirà più a saltar fuori e morirà”. L’Africa in mani cinesi, farà la fine della rana?
Franco Nofori
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