Andrea Spinelli Barrile
Roma, 17 settembre 2018
Venerdì 14 settembre 2018 gli agenti della Polizia Federale e dell’Internal Revenue Service brasiliano hanno sequestrato all’aeroporto privato Viracopos di Campinas, vicino a Sao Paolo in Brasile, oltre 1,4 milioni di dollari in contanti e beni di lusso per un valore totale di altri 15 milioni di dollari a una delegazione della Guinea Equatoriale in visita nel paese.
A capo della delegazione, composta da 11 persone, non c’era un politico qualunque ma un membro della famiglia presidenziale, il numero tre del cosiddetto “clan Obiang”: il vice-presidente della Repubblica Teodorin Nguema Obiang Mangue, erede al trono presidenziale del padre e noto in tutto il mondo per i suoi trascorsi con la giustizia americana, francese, svizzera e spagnola. Il denaro e i gioielli, perlopiù orologi tempestati di diamanti e bracciali in oro e platino, erano all’interno di due valigie scure di Louis Vuitton: secondo il quotidiano brasiliano O Globo, che cita un anonimo poliziotto che ha partecipato all’operazione di sequestro, la delegazione trasportava un totale di 19 bagagli contenenti perlopiù abiti firmati. I dettagli del caso sono ancora riservati, la Repubblica della Guinea Equatoriale si è appellata al segreto diplomatico, ma quello che è già noto con certezza è che il denaro contante era sia in valuta americana che brasiliana.
Teodorin Obiang si è appellato all’immunità diplomatica ma lo stesso non è stato possibile per gli altri membri della delegazione, in quanto non si trattava di una visita ufficiale. Proprio in ragione della non-ufficialità del viaggio è stata possibile l’ispezione dei bagagli da parte della polizia, avvenuta mentre Nguema era comodamente seduto in un’auto di servizio inviata dall’ambasciata all’aeroporto. Quando gli agenti hanno iniziato ad ispezionare le valigie il personale di bordo avrebbe timidamente tentato di protestare cercando di impedire che mettessero mano proprio sulle due valigie di Vuitton nelle quali sono stati trovati i contanti e i gioielli.
Secondo la legge del Brasile, rivista di recente in senso restrittivo dopo gli scandali di corruzione connessi al caso Petrobras, è illegale introdurre nel paese valuta contante superiore ai 10.000 reais (2.400 dollari americani) e secondo quanto dichiarato alla polizia da un segretario dell’ambasciata equatoguineana in Brasile il denaro sarebbe dovuto essere trasferito a Singapore nel corso di una missione ufficiale successiva al viaggio sudamericano della delegazione. Secondo lo stesso segretario inoltre gli orologi sono proprietà personale proprio di Teodorin Nguema, che è noto per la vita dissoluta e l’amore per il lusso sfrenato.
Alcuni dettagli dell’operazione, di cui sono state rese note alcune fotografie scattate clandestinamente, rendono il caso sicuramente interessante dal punto di vista giornalistico (e non solo): il Boeing-777 su cui viaggiava il vice-presidente infatti è in realtà un’aereo della Ceiba, la compagnia di bandiera della nazione africana, cui è stata tolta la livrea ufficiale. Di fatto il vice-presidente si è appropriato per uso personale (il motivo ufficiale dello scalo in Brasile era un controllo medico, previsto nel fine settimana a Sao Paolo, cui doveva sottoporsi Nguema) di un aereo da circa 250 milioni di dollari acquistato con fondi pubblici su cui ha apposto le proprie iniziali e che in passato era già stato posto sotto sequestro dalla magistratura svizzera.
Un modo di agire, quello della cleptocrazia e dell’appropriazione indebita di beni e fondi pubblici, che non è nuovo al personaggio Nguema: in Francia è stato condannato nel processo parigino denominato “Bien Mal Acquis” e negli Stati Uniti, prima ancora, ha patteggiato una pena pecuniaria per riciclaggio di denaro, pena mai pagata al Tesoro americano.
Nonostante questo Teodorin resta l’erede al prezioso trono del padre Teodoro Obiang, al potere da 38 anni e attualmente leader africano più anziano e più longevo.
Andrea Spinelli Barrile
aspinellibarrile@gmail.com
@spinellibarrile
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