Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 12 settembre 2018
La settimana scorsa la notizia del massacro di 87 elefanti in Botswana nel Delta dell’Okavango ha fatto, giustamente, il giro del mondo. Ma secondo Survival International, ong che si batte per i diritti dei popoli nativi potrebbe essere una bufala, una fake news.
Mai era accaduta una strage di queste dimensioni dei grandi pachidermi sterminati per il traffico di avorio in così poco tempo, circa due mesi. La notizia è stata pubblicata il 3 settembre scorso dalla BBC che ha citato come fonte l’associazione ambientalista Elephants Without Borders (EWB).
In Italia la notizia è stata battuta dall’Ansa e dall’Agi e ripresa da media grandi e piccoli tra i quali i tre maggiori quotidiani: Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa, destando rabbia, indignazione e disgusto.
Il fondatore e presidente di EWB, Mike Chase, aveva dichiarato che da una ricognizione aerea sono state contate 48 carcasse di elefante di varie età e cinque di questi pachidermi erano stati ammazzati nei giorni precedenti. “Si presume che siano stati vittime di bracconaggio – aveva specificato Chase – visto che è stato loro mutilato il muso per asportarne le zanne”.
Secondo il fondatore di EWB è uno sbaglio la proposta di disarmare le squadre anti-bracconanaggio del Botswana. I ranger dei parchi nazionali sono ormai impotenti davanti all’attacco del bracconieri che si sono spostati dai Paesi vicini per predare gli elefanti a causa delle zanne.
La prima smentita sul massacro di elefanti è arrivata dal governo del Botswana che ha contestato i dati di EWB definendoli “falsi e fuorvianti”. Dopo un altro rilevamento aereo è stato stabilito che i pachidermi non sono frutto di bracconaggio ma le cause della morte sono naturali o ritorsioni tra gruppi umani oppure frutto di predazione naturale. Resta però difficile da credere che non c’entri la caccia di frodo davanti agli animali morti e il muso mutilato.
L’attacco pesante a Elephants Without Borders lo fa Survival, ong contraria al riarmo dei ranger che con troppa facilità sparano contro esseri umani sospettati di essere bracconieri. Tra questi anche immigrati illegali che entrano dallo Zimbabwe e gruppi tribali come i boscimani – minoranze difese dall’associazione – morti a causa del fuoco incrociato tra eco-guardie e bracconieri.
In una nota l’associazione per i diritti dei popoli indigeni scrive che una notizia come la strage di elefanti in Botswana “é una massiccia fonte pubblicitaria per EWB che come risultato, presumibilmente, riceverà donazioni”.
E fa una grave accusa: Elephants Without Borders è stata finanziata da Wilderness Safaris, azienda turistica presente in sei Paesi africani che gestisce campi di lusso. In Botswana è presente nella terra dei boscimani senza che sia stato loro chiesto il permesso. Nel Delta dell’Okavango possiede una quindicina di campi di lusso con tariffe che vanno da 450 a 2.000 USD a persona per notte.
“La militarizzazione dei rangers per la protezione ambientale – afferma Survival – è fortemente promossa dalle ong che si occupano di ambiente le cui politiche sono di non far partecipare le popolazioni locali nelle decisioni”.
Survival, che ha lanciato una campagna per boicottare il turismo in Botswana, continua: “In realtà non vogliono rinunciare al controllo di vaste aree dell’Africa e stanno ancora costruendo zone protette che vietano alle popolazioni locali, molte delle quali tribali, di accedere al loro territorio tradizionale”.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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