Dal Nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 25 agosto 2018
Sembra proprio che i cinesi presenti in Africa non riescano a far passare un’intera settimana senza che la cronaca debba occuparsi di loro. Oltre agli scandali recentemente emersi a proposito della nuova ferrovia Nairobi-Mombasa, le accuse di atteggiamenti razzisti verso il personale indigeno, l’insofferenza nei loro confronti espressa dalla popolazione sudafricana, l’arresto di sabato scorso all’aeroporto di Nairobi di una donna cinese in transito che tentava di imbarcarsi con centoventi chili di avorio nei bagagli, ora è la volta di dieci costruttori, suoi compatrioti, arrestati per non aver rispettato le norme di sicurezza previste dagli standard vigenti.
L’addebito mosso loro dal governatore di Nairobi Mike Sonko, riguarda la costruzione del lussuoso quartier generale cinese denominato “Avic International Building”, su progetto tedesco, da realizzarsi lungo la centralissima Waiyaki way, ad un costo che sfiora i 350 milioni di euro. Un’ispezione nel cantiere ha evidenziato che i lavori non erano condotti in armonia con il progetto approvato dalle autorità distrettuali, soprattutto in riferimento alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza del personale impiegato per la costruzione. Oltre ai dieci cinesi sono stati anche arrestati cinque addetti locali.
Il giorno successivo all’arresto, i quindici imputati sono apparsi davanti al giudice che, formalizzata l’accusa, li ha rimessi in libertà contro una cauzione individuale di poco inferiore ai mille euro. L’AVIC è un progetto che – rapportato alle condizioni di vita della maggior parte della popolazione del Kenya – può davvero definirsi faraonico. Il complesso edilizio, una volta (e se) ultimato, comprenderà un grattacielo di 47 piani per un’altezza di 176 metri e diverrà quindi i più alto edificio di Nairobi. Ci saranno inoltre, un lussuoso hotel di 35 piani, quattro fabbricati residenziali di 23, 25, 28 e 29 piani, collegati ad un centro commerciale di due piani. La costruzione del complesso, iniziata nel novembre 2015, era previsto fosse completata nel dicembre 2019, ma ora questa previsione non è più certa.
Questi arresti seguono di pochi giorni, quelli di altri quattordici costruttori (non cinesi) che pare stessero edificando un palazzo nel centro di Nairobi senza la prevista approvazione del progetto. Stando ai media locali, tra questi arrestati ci sarebbe anche una delle committenti, la signora Susan Ndung’u, moglie dell’attuale governatore della contea di Kiambu, a nord di Nairobi. Le costruzioni eseguite in Kenya, senza rispetto alle norme di sicurezza e senza le necessarie competenze, sono in grande quantità e periodicamente, il Paese deve assistere a crolli con perdite di vita umane.
Stando a un’indagine svolta dal periodico locale “Construction Review”, solo nella capitale ci sarebbero oltre cinquemila costruzioni pericolanti che dovrebbero essere demolite perché a rischio di crollare da un momento all’altro. Tra queste alcuni noti centri commerciali che ospitano ogni giorno parecchie centinaia di persone.
Franco Nofori
franco.kronos1@gmail.com
@FrancoKronos1