Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 agosto 2018
Malgrado tutte le misure messe in campo il governo della Repubblica Democratica del Congo, non riesce a frenare la decima epidemia di ebola.
La direzione generale del ministero della Sanità ha organizzato una task force per contenere l’epidemia. Il 22 agosto ha reso noto che finora sono morte sessantuno persone: trentaquattro tra i casi individuati dagli esami ematici, mentre ventisette tra quelli probabili, deceduti prima del 1° agosto, data nella quale è stata confermata la decima epidemia. La febbre emorragica è stata riscontrata con certezza in centotrè casi, ventisette, invece, risultano probabili.
Il ministro della Comunicazione della ex colonia belga, Lambert Mende Omalanga, ha sottolineato che la campagna di immunizzazione è in atto. Oltre duemila persone si sono già sottoposte alla vaccinazione. Attualmente sono disponibili altre settemila dosi dell’antidoto rVSV-ZEBOV.
Durante il Consiglio dei ministri di mercoledì scorso, dedicato interamente all’attuale epidemia e presieduto dal presidente Jospeh Kabila, sono stati stanziati trentasette milioni di euro per contrastare in modo più efficace questa malattia nel Nord-Kivu e Ituri, entrambe densamente popolate e dove i continui spostamenti delle persone rende ancora più problematico l’intervento degli operatori sanitari. Controlli sono stati istituiti all’uscita e all’entrata delle maggiori e città e delle province. Cartelli con indicazioni come prevenire il contagio osservando elementari regole igieniche sono stati esposti nei luoghi pubblici e un po’ ovunque e i collaboratori sanitari vigilano nei mercati, scuole, luoghi di culto e quant’altro.
A Bunia, capoluogo della provincia Ituri, una ventina di operatori della Croce rossa hanno frequentato un corso di formazione per le tumulazioni dei corpi dei morti di ebola. Le sepolture sono una delle fonti di maggiore contagio. E’ stato tassativamente vietato ai parenti di toccare la salma del loro congiunto.
Il comitato etico ha autorizzato l’11 agosto l’utilizzo di quattro farmaci biotecnologici, molecole terapeutiche sperimentali supplementari, vale a dire ZMapp, Remdesivir, Favipiravir e Regn3450 – 3471 – 3479. E, secondo quanto riferito dal ministero della Sanità, le dieci persone sottoposte alle nuove terapie, mostrerebbero segni di miglioramento.
Una scelta certamente coraggiosa quella di Kinshasa. Ma già durante la terribile epidemia del 2014-2015, Peter Piot, che aveva isolato il virus ebola nel 1976, David Heymann and Jeremy Farrar, rispettivamente direttori della London School of Hygiene and Tropical Medicine e del Chatham House Centre on Global Health Security, e il Wellcome Trust, avevano chiesto che medicinali ancora in fase di sperimentazione contro l’ebola venissero messi a disposizione per chi sta lottando contro il temibile virus. Nell’agosto 2014 avevano precisato: “E’ necessario dare la possibilità ai governi africani di decidere se utilizzare o meno i medicinali dopo essere stati informati dettagliatamente sugli eventuali effetti collaterali. Dovrebbero essere messi a disposizione soprattutto per i medici e paramedici, più esposti di chiunque altro al contagio”.
ZMapp è un preparato di anticorpi monoclonali utilizzati per combattere le glicoproteine dell’ebola. Originariamente gli anticorpi sono stati estratti dai topi, mentre ora, con un metodo produttivo innovativo, saranno ricavati dalle foglie del tabacco. Il medicinale è stato testato sulle scimmie Rhesus con ottimo successo. Somministrato durante le prime ventiquattro ore dopo il contagio, tutte le scimmie sotto terapia sono sopravvissute. Se invece la terapia comincia più tardi solo una scimmia su due è rimasta in vita.
Lo studio clinico farmacologico di Favipiravir viene condotto dai specialisti francesi di l’ Institut national de la Santé et de la Recherche Médicale (INSERM). I primi risultati indicano che Favipiravir come monoterapia non è in grado di salvare la vita ad un malato di ebola. E’ comunque efficace in pazienti con una carica virale bassa. Per coloro che presentano invece livelli elevati di ebola nel sangue, deve essere associato ad altra terapia. Non è indicato per i bambini.
Remdesivir è un antivirale analogo nucleosidico, sviluppato dalla statunitense Gilead Sciences Inc, per il trattamento di infezioni da virus filiformi, come l’ebola. Anche questo medicinale è ancora in fase di sperimentazione.
La popolazione è terrorizzata. E ieri, la morte di un notabile di Mangango, un agglomerato che dista poco più di dieci chilometri da Beni, ha provocato il panico tra gli abitanti: sono scesi in in piazza per manifestare e hanno tentato di bloccare la strada verso Mangina, dove si trova il centro specializzato per i malati di ebola, perchè convinti che dal quel nosocomio non torni vivo nessuno.
Cornelia I. Toelgyes
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