Franco Nofori
Torino, 23 agosto 2018
Le tonanti e appassionate concioni di Macron contro l’atteggiamento dell’Italia a guida giallo-verde nei confronti dei profughi africani, stanno per subire un solenne smacco, svelando tutta l’ipocrisia del progetto di sfruttamento dell’Africa da parte del presidente francese. Verso la metà di settembre l’ivoriano Mohamed Konare guiderà una davvero peculiare manifestazione davanti all’ambasciata francese di Roma, ponendosi alla testa di giovani africani, da tempo emigrati in Italia, cui e previsto si uniranno anche altri provenienti da alcuni paesi europei.
Konare, che si proclama un “attivista panafricano”, accusa la Francia di mantenere una politica coloniale, allo scopo di depredare le risorse di quattordici paesi africani, i quali, pur avendo ottenuto l’indipendenza dagli anni ’60, continuano nei fatti a subire l’egemonia degli antichi dominatori. Le nazioni soggette a questo sfruttamento sarebbero Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. La proclamata indipendenza di questi paesi, secondo l’attivista ivoriano, si ridurrebbe a un inutile pezzo di carta, in quanto il loro assoggettamento monetario ed economico alla Francia, risulterebbe, a favore di questa, ancora più redditizio di quello ottenuto in epoca coloniale.
Secondo alcune stime, questa sorta di moderno asservimento, attuato attraverso un rigido controllo delle valute monetarie dei Paesi in questione e all’esclusivo monopolio delle loro ricchezze – uranio, gas, cacao, petrolio, oro, caffe e altri minerali preziosi – produrrebbe, a favore della Francia di Macron, oltre quattrocento miliardi di euro all’anno e arricchirebbe oltre misura l’imprenditoria della potenza d’oltralpe, ma impoverirebbe sempre di più i già diseredati popoli africani che si trovano così costretti a fuggire verso l’Europa (Italia in particolare) in cerca di migliori condizioni di vita.
“Cominciamo dall’Italia – ha detto Konare – ma poi continueremo le nostre proteste davanti a tutte le sedi diplomatiche francesi presenti in Europa. Il nostro traguardo, che può sembrare utopico, ma sono convinto sia invece realizzabile, è quello di creare gli Stati Uniti d’Africa (SUA). Solo cosi i quattordici stati oggi sfruttati da una Francia parassita e dai governi fantoccio da lei insediati, diverranno realmente sovrani e liberi di gestire le proprie risorse, le proprie monete e le propria economie”. L’aspettativa di Konare è senz’altro ambiziosa e non certo sorretta da elevate possibilità di realizzarsi, ma se non altro serve già da ora a smascherare il disgustoso e demagogico buonismo ostentato dal premier francese.
Il controllo denunciato dall’attivista ivoriano, ha il suo punto di forza nell’unità monetaria imposta dalla Francia alle proprie colonie fin dal 1945 attraverso la creazione della moneta CFA che all’origine stava per “Colonie francesi d’Africa”, ma che, dopo l’indipendenza concessa da Charles De Gaulle, fu convertita in “Comunità Finanziaria Africana”. Questa moneta è rimasta di fatto la valuta corrente usata i quasi tutte le ex colonie francesi ed è attualmente utilizzata da circa 160 milioni di persone. Essa è coniata in Francia e continua a sottostare a tutte le regole che le erano state imposte al momento della sua creazione. Regole assolutamente vessatorie e di sapore feudale che appaiono del tutto anacronistiche con il dichiarato intento francese di aiutare l’Africa verso l’emancipazione.
Uno di questi obblighi capestro, è rappresentato dall’imposizione francese alle sue ex colonie di versare il 50 per cento delle loro riserve monetarie presso la Banca Centrale di Francia, nonché il cinquanta per cento di ogni transazione internazionale che produca un introito al Paese interessato. Per fare un esempio; se il Congo vende agli Stati Uniti una partita di diamanti del valore di 500 mila euro, 250 mila di questi dovranno essere accreditati come fondo garanzia al tesoro francese. Il rispetto di questi adempimenti, non può essere disatteso poichè rappresentanti francesi siedono in permanenza sia presso i consigli di amministrazione degli istituti finanziari dei quattordici Paesi in questione, sia presso quelli dei vari organi di sorveglianza.
Questo imponente gettito di denaro che affluisce nella Banca Centrale di Francia, viene investito tramite la massiccia emissione di propri titoli di Stato e quindi utilizzato per sostenere la spesa pubblica, con una buona dose di disinvoltura circa gli accordi europei di Maastricht. In più occasioni l’Europa ha tentato di convincere la Francia a far confluire questi fondi nella BCE, la Banca Centrale Europea, ma Parigi ha risposto sempre con un perentorio no. In virtù di questi accordi vessatori, la Francia mantiene anche il diritto prioritario d’acquisto su ogni risorsa mineraria scoperta nelle sue ex colonie, ma anche ove non eserciti questo diritto, quasi tutte le grandi società d’affari presenti in quei Paesi sono a conduzione francese e quindi i benefici restano pur sempre in famiglia.
E’ questa la situazione che fa dire a Konare: “I Paesi africani in cui viviamo sono di proprietà francese, ma a noi, Macron, lascia soltanto gli avanzi e non sempre si mostra così generoso”. Come riporta il quotidiano finanziario “Italia Oggi”, l’attivista ivoriano ha parole di apprezzamento anche per Salvini: “Il ministro degli interni – dice – ha fatto bene a chiudere i porti. I giovani africani devono restare nei propri paesi d’origine e impegnarsi di più contro il colonialismo moderno che li impoverisce ”. Ma non spiega perché lui, il suo Paese, l’ha invece abbandonato da tempo.
Franco Nofori
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