Tunisi, 16 agosto 2018
Brutta figura del titolare del Viminale, Matteo Salvini, che aveva utilizzato per fini propagandistici una notizia diffusa lunedì scorso dal ministro degli Interni tunisino, Hichem Fourati, secondo cui nove salafiti erano stati arrestati mentre stavano salpando per l’Italia. Occasione gustosa per Salvini che aveva postato sul suo account twitter: “Le autorità tunisine hanno fermato 9 ESTREMISTI ISLAMICI che tentavano di imbarcarsi su un gommone per raggiungere l’Italia. Alla faccia di quelli che dicono “i terroristi mica arrivano sui barconi…”
Uno scivolone imperdonabile. Infatti durante un’intervista alla radio privata Mosaïque, il portavoce della Guardia nazionale della Tunisia, Houssem Jebabli, ha smentito Salvini sostenendo che nessuna delle persone arrestate voleva realizzare attentati terroristi né in Italia o altrove. Volevano fuggire da questo Paese alla ricerca di un futuro migliore. Jebali ha aggiunto che si tratta di uomini tra ventotto e quarantadue anni: nessuno di loro è minimamente sospettato di aver legami con gruppi estremisti.
Una risposta elegante al ministro degli Interni italiano, che, con un certo cinismo, addomestica le notizie per fini di propaganda politica.
Al Viminale probabilmente non sanno bene il significato del termine salafita, che non è sinonimo di terrorista. Il salafismo, letteralmente significa «ritorno all’Islam degli antenati», il Corano interpretato dai compagni di Maometto. E’un movimento riformista di fine ‘800, in reazione al colonialismo occidentale nei Paesi arabi. Ma non tutti i salafiti sono criminali, i più sono semplicemente adepti di una linea più integralista dell’islam.
Hichem Fourati, il nuovo ministro dell’Interno tunisino, nominato a fine luglio – il suo predecessore ha dovuto dimettersi dopo il terribile naufragio del 2 giugno al largo di Sfax –ha fatto sapere martedì che la scorsa settimana sono invece stati arrestati due giovani a Sousse. I due sono sospettati di aver frequentato via internet corsi di formazione per imparare a fabbricare esplosivi, da utilizzare in attentati in Tunisia.
E sempre martedì, la Guardia nazionale, divisione informazioni marittime, ha scoperto un cantiere nautico a Bhar Lazrag, dove vengono fabbricati natanti per l’emigrazione verso l’Europa. Durante l’interrogatorio, il responsabile del cantiere, ora in stato di fermo, ha affermato di essere in possesso della licenza per la costruzione di imbarcazioni da diporto, omettendo però di dichiarare di aver venduto un natante in modo illegale. Altre tre barche sono state sequestrate, perché non registrate. Si teme che le imbarcazioni fossero destinate al traffico di migranti.
Secondo un rapporto dettagliato dell’Istituto Tunisino per gli Studi strategici (ITES), tra il 2012 e il 2017 oltre ventimila giovani sono partiti verso l’ Italia in modo illegale. Malgrado gli arresti, effettuati spesso in mare aperto e i morti che non si contano più, i tunisini continuano a voler lasciare il loro Paese. Sono pronti ad acquistare un biglietto “per la morte”, che oggi costa tra mille e duemilacinquecento euro, dipende dal porto di partenza e dal tipo di imbarcazione.
Il portavoce del ministero degli Interni e direttore per la Comunicazione e l’Informazione, Khalifa Chibani, in occasione del suo intervento del 30 ottobre 2017 all’emittente Nessma TV, ha spiegato: “L’organizzazione è italiana, mentre gli esecutori sono tunisinni. La tecnica per attirare i giovani a partire sono per lo più i video pubblicati da coloro che sono già arrivati in Italia in modo clandestino”.
Africa ExPress
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