Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 16 agosto 2018
Tutti i riflettori sono ora puntati su Ibrahim Boubacar Keïta , il presidente del Mali, rieletto per il suo secondo mandato con il 67,27 per cento delle preferenze, mentre il candidato all’opposizione, Soumaïla Cissé, ha raccolto il 32,83 per cento dei voti.
Molti maliani hanno disertato le urne, sia al primo che al secondo turno. Domenica scorsa solo 2,7 milioni, degli otto aventi diritto al voto hanno messo la scheda nelle urne, ossia il 34,54 per cento. Un po’ perchè il risultato era scontato: in Mali il presidente uscente viene praticamente sempre rieletto.Inoltre non bisogna sottovalutare i problemi legati all’insicurezza, in particolare al centro e al nord. Infatti quattrocentonovanta seggi non sono stati aperti. Durante il primo turno ne sono rimasti chiusi invece ben ottocentosettantuno.
Anche domenica scorsa non sono mancate violenze, malgrado il masiaccio spiegamento di forze di sicurezza. Vicino a Timbuktu è stato barbaramente ucciso il presidente di un seggio elettorale. Si punta il dito sui terroristi legati ad al Qaeda, ancora molto attivi in quell’area e in tutto il Sahel.
I risultati del ballottagio che si è svolto il 12 agosto, sono stati resi noti questa mattina dal ministro per l’Amministrazione territorriale, Mohamed Ag Erlaf, ma dovranno ancora essere convalidati dalla Corte Costituzionale di Bamako, la capitale del Paese. Malgrado la scarsa affluenza, il risultato era prevedibile, in quanto Keïta era partito avvantaggiato, perchè al primo turno aveva ottenuto il quarantadue per cento delle preferenze.
Già il giorno seguente al ballottaggio, Soumaïla Cissé aveva contestato il voto. E questa mattina, subito dopo l’annuncio della rielezione di Keïta, Tiébilé Dramé, direttore della campagna elettorale dell’opposizione, ha rincarato la dose: “La vittoria del presidente non riflette la verità delle urne e sarà contestato con tutti i mezzi democratici a disposizione. Depositeremo un ricorso alla Corte Costituzionale e chiederemo l’annullamento dei risultati fraudolenti di alcune regioni”.
Cornelia I. Toelgyes
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