AFRICA

La corsa dei quarantenni, riuscirà Mnangagwa a mantenere la presidenza dello Zimbabwe?

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 30 luglio 2018

Oltre cinque milioni di cittadini zimbabwiani dall’alba in coda per scegliere tra 134 partiti e 23 candidati alla presidenza della Repubblica. Quelle del 30 luglio 2018 sono le prime elezioni dalla destituzione del presidente-dittatore Robert Mugabe. Oltre al capo dello Stato, verranno eletti i parlamentari e i rappresentanti locali.

Zimbabwe, code ai seggi per le elezioni 2018


La vera sfida, tra le miriadi di partitini e movimenti
del firmamento politico dell’ex colonia britannica, è tra lo ZANU-PF, partito al potere dall’indipendenza dal Regno Unito nel 1980, e il Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), il maggiore partito di opposizione.

Le elezioni che forse porteranno il cambiamento arrivano dopo 37 anni di governo ininterrotto di Mugabe durato fino allo scorso 17 novembre quando il dittatore 94enne è stato esautorato delle Forze armate con un colpo di stato “soft”, senza spargimento di sangue.

Al suo posto si è insediato, fino ad oggi, l’ex vice presidente Emmerson Mnangagwa “il Coccodrillo” soprannome guadagnato durante la lotta di liberazione. Il Coccodrillo è stato accolto dalla popolazione come colui che era riuscito a mandare a casa Mugabe e soprattutto l’ex first lady, conosciuta come “Gucci Grace”, per la sua capacità di spendere tutto il denaro possibile per uso personale.

Manifesto elettorale dello ZANU-PF

Mnangagwe da neo presidente ha subito lanciato un piano di lotta alla corruzione, ha proposto la riabilitazione dei farmer bianchi per risollevare l’agricoltura in frantumi e ha chiesto la riammissione al Commonwealth da cui lo Zimbabwe era stato espulso nel 2003 per brogli elettorali e mancato rispetto dei diritti umani.

Molti oggi si chiedono se il vantaggio accumulato da Emmerson Mnangagwa, visto come una sorta di salvatore della patria dopo l’era Mugabe, sia sufficiente a vincere le elezioni e mantenere la presidenza.

A febbraio di quest’anno c’è stato il decesso di Morgan Tsvangirai, leader del MDC, in apparenza un vantaggio per il 75enne veterano della lotta di liberazione che deve però fare i conti con Nelson Chamisa, avvocato e pastore protestante 40enne, neo presidente del MDC.

Pochi giorni prima dell’apertura dei seggi i sondaggi davano solo tre punti di vantaggio per Mnangagwa su Chamisa e l’atmosfera, a differenza delle passate elezioni dell’era Mugabe, pare tranquilla.

Manifesto elettorale di Nelson Chamisa

L’attuale presidente però non dorme sonni tranquilli. All’interno dell’ ZANU-PF esiste una forte opposizione alla classe politica dei veterani, formata dai giovani del partito chiamati G40, quarantenni che hanno scelto come leader l’ex first lady Grace Mugabe.

Saranno i quarantenni a rottamare la vecchia classe dirigente che ha creato lo Zimbabwe? Tra alti livelli di disoccupazione, economia a pezzi, sanità allo sbando  (sono stati licenziati 15mila infermieri), avranno comunque un compito arduo.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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