Speciale per Africa ExPress
Costantino Muscau
Milano, 29 luglio 2018
Sa il parlamentare ghanese John Osei Frimpong che a Piacenza i pompini sono una cosa seria? E’ al corrente il deputato africano, classe 1971, vedovo e padre di tre figli, che in tempo di crisi, qualche anno fa, nella città emiliana molti si sono messi infila per riempire borracce, bere con la bocca attaccata al ferro, hanno portato i cani a dissetarsi e i bambini sporchi di gelato a lavarsi la bocca e le mani? Già perché a Piacenza si chiamano così le fontanelle.
Certo, venerdì scorso il politico del partito di maggioranza di Accra quando nell’assemblea nazionale si è rivolto al ministro dell’Energia, Boakye Agyarko, voleva parlare di elettricità. Del perché ci siano tante interruzioni di energia, anzi del perché nella sua circoscrizione di corrente elettrica non ne arrivi proprio. Ma, acqua o luce, l’effetto sarebbe stato lo stesso: potenti sghignazzi, scompiscio di risate (lo direbbe anche Totò).
“Nomina sunt consequenzia rerum”, scrisse Giustiniano (i nomi sono conseguenti alle cose). O, se si vuole, “Nomen omen”, ovvero il nome è un presagio. Il latinorum vale anche nel parlamento del Ghana.
Eh sì, perché l’onorevole Osei (anche qui “un nome un destino”, direbbero in qualche parte d’Italia) non poteva certo cambiare il nome dei 10 villaggi della sua circoscrizione (Aberim) ancora al buio che ha snocciolato. Alcuni dal significato inequivocabile: “Vagina saggia”, “Pene stupido”, “Testicoli tristi”!
Di fronte a questi riferimenti agli organi genitali, tradotti dalla lingua Twi, anche la Cassazione italiana avrebbe avuto ben poco da ridire. In una sentenza di tanti anni fa (1984) emanando una sorta di decalogo, sui limiti del diritto di cronaca i giudici invitarono i giornalisti a evitare “sapienti sottintesi” o “ accostamenti suggestionanti”. Pare proprio che il deputato Osei avesse poco da sottintendere, o da fare accostamenti maliziosi.
E infatti lo stesso onorevole si è sentito in dovere di chiarire: “Potete sorprendervi che tutti questi nomi riferentisi alla sessualità esistano nel nostro Paese, ma i nomi questi sono”.
Secondo Thomas Naadi della BBC, che ha dato la notizia, l’origine di questi nomi risale ai primi coloni con riferimento agli abitudini degli abitanti delle comunità.
D’altra parte se a Piacenza le fontanelle le chiamano “pompini” e a Milano “vedovelle” che si fa?
In lingua Twi, parlata nel Ghana da circa sette milioni di persone, soprattutto di etnia Akan,“Vagina saggia” si dice “Etwe nim Nyansa”, “Pene stupido” “Kote ye Aboa” e “Testicoli tristi” “Shua ye Morbor”. Tanti ghanesi probabilmente neppure sapevano dell’esistenza di questi villaggi e dei loro nomi. Ma i parlamentari evidentemente conoscono il Twi se sono esplosi nelle più grasse risate, al punto che la loro ilarità sembrava irrefrenabile, incontenibile, irresistibile e il video mentre si tengono la pancia ha fatto il giro del mondo.
Per aggiungere comicità (boccacesca) a comicità, la risposta del ministro dell’Energia, nell’assicurare il suo impegno a collegare questi “oscuri” villaggi alla rete elettrica nazionale” è stata: “La fornitura di energia elettrica potrebbe interferire con le attività notturne dei residenti”. Il Ghana in Africa è lanazione più “illuminata”: l’80% della popolazione ha accesso all’energia elettrica e – secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale – rappresenta un faro in Africa in quanto ha quasi il doppio del tasso medio continentale.
Tuttavia le interruzioni della corrente sono all’ordine del giorno e della notte. Con conseguenze tragicomiche. La stessa BBC, 3 anni fa, pubblicò un articolo sulle 8 sorprendenti conseguenze dei continui blackout. Esse vanno dal continuo snervante rumore dei generatori, a un soprannome affibbiato al presidente John Mahma chaimato Dum-sor (acceso e spento) a quella più ovvia quando non funziona la tv…”Quando la tv è spenta e non c’è calcio da guardare sono ridiventata attraente per mio marito”!
E si torna ai primi coloni…
Costantino Muscau
muskost@gmail.com