Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 27 luglio 2018
E’ avvolta in un fitto mistero la morte di Simegnew Bekele, project manager della diga Grand Ethiopian Renaissance. Il corpo di Simegnew è stato trovato senza vita nella sua macchina al centro di Addis Ababa, la capitale dell’Etiopia, con una ferita da pallottola dietro l’orecchio destro. Zeinu Jema, capo della polizia federale etiopica ha fatto sapere che una rivoltella Colt è stata ritrovata all’interno della vettura e che il manager si era recato presto nel suo ufficio ieri mattina. Le indagini sono ancora in corso.
Simegnew era a capo del mega progetto da 3,2 miliardi di euro della diga in costruzione sul Nilo Blu in territorio etiopico, a poca distanza dal Sudan. I lavori sono iniziati cinque anni fa e la realizzazione è stata affidata dal governo di Addis Ababa alla multinazionale italiana Salini Impregilo Una volta terminata la costruzione del ciclopico impianto, il bacino avrà una lunghezza di 18 mila metri e una profondità di 155, con una capienza di circa 74 milioni di metri cubi d’acqua, che saranno sfruttati per produrre seimila megawatt di energia elettrica, l’equivalente di sei reattori nucleari. Sarà la diga più imponente di tutto il continente africano, pari solo a quella di Inga, sul fiume Congo, nel Congo Kinshasa, che funziona però al 10/15 per cento della sua capacità. Proprio mercoledì sera, cioè poche ore prima di essere assassinato, l’ingegnere etiopico aveva reso noto che i lavori stavano procedendo come previsto.
Già prima dell’inizio dei lavori, l’Egitto aveva sollevato le sue perplessità sulla realizzazione dello sbarramento, temendo una riduzione del gettito delle acque del Nilo. Solamente lo scorso maggio Etiopia, Egitto e Sudan hanno finalmente stipulato un accordo sulla creazione di un comitato scientifico, incaricato di studiare l’impatto della diga.
Grazie a questo collossale progetto etiopico, oltre a diventare il primo esportatore di energia elettrica dell’Africa, il governo di Addis Ababa potrà sviluppare la sua rete ferroviaria e, sopratutto, creare nuove zone industriali, volte a sconfiggere la povertà.
In futuro la Grand Ethiopian Renaissance Dam avrà certamente un impatto importante sull’economia del Paese, ma nel frattempo i problemi logistici per la sua realizziazione hanno creato anche forte malcontento nella popolazione residente, perchè approssimativamente ventimila persone dovranno lasciare le loro case e ben 1680 chilometri quadrati di foresta saranno inondate dalle acque.
Qualche mese fa il governo aveva annunciato che due delle sedici turbine previste entreranno in funzione già quest’anno e inizieranno a produrre energia elettrica.
Lo scorso maggio è stata ammazzato un altro dirigente d’azienda molto in vista nel Paese: il manager locale del gruppo nigeriano Dangote, Deep Kamra, di origini indiane, e due suoi collaboratori sono stato assassinati poco lontano dalla capitale. Finora le indagini non hanno portato a nessun risultato.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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