Cornelia I Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 23 luglio 2018
Habi Mint Rabah è una delle molte candidate alle prossime elezioni legislative, che si svolgeranno in Muritania il prossimo 1° settembre. Habi milita nelle fila dell’ IRA-Mauritanie, acronimo per Initiative pour la résurgence du mouvement abolitionniste, un movimento antischiavista e lei stessa è una ex schiava, ciò che fa di lei un’aspirante parlamentare d’eccezione.
E’ la prima volta che il suo movimento partecipa ad una tornata elettorale ed è stato reso possibile solo grazie alla sua alleanza con SAWAB, un partito nazionalista baathista. IRA-Mauritanie non ha mai ottenuto il riconoscimento come formazione politica autonoma dal governo.
Alcuni attivisti di IRA-Mauritanie sono a tutt’oggi in prigione; su di loro pendono accuse gravissime: incitamento a sommosse e ribellione violenta contro il governo, anche se nessuno degli addebiti è stato dimostrato durante il processo.
La ex schiava è una donna coraggiosa. Dall’età di cinque anni è stata costretta ad accudire un gregge ed ogni notte ha dovuto subito le violenze del suo padrone. “Ho sempre pensato, senza comprendere veramente, che si trattava di una cosa normale”, ha raccontato Habi subito dopo la sua liberazione nel 2008.
Habi è stata liberata grazie a Bilal, suo fratello gemello. Bilal è scappato dopo essere stato malmenato dal padrone. Per molto tempo ha cercato di riscattare la sorella, vittima di abusi sessuali e lavori forzati; è riuscita finalmente a liberarla nel 2008 con l’aiuto di SOS Slaves. Oggi vivono in un quartiere periferico, dove recentemente, grazie ad alcuni attivisti, Bilal ha aperto una piccola officina per il cambio di gomme. E ora gli stessi attivisti hanno scelto Habi: sarà la loro candidata alla prossima tornata elettorale. Chi meglio di lei saprà difendere e battersi per i diritti delle persone ancora in stato schiavitù e degli ex schiavi?
Anche se abolita ufficialmente nel 1981, in Mauritania la schiavitù esiste ancora. La ex colonia francese è stato l’ultimo Paese ad aver cancellato tale asservimento. In seguito la schiavitù è stata abrogata nuovamente il 12 agosto 2015 e la legge attuale ora la considera come un reato contro l’umanità. Ma solo sulla carta.
Una delle forme maggiormente praticata nel Paese è il matrimonio coatto, praticato sin dal XI secolo. Una tradizione talmente radicata nella cultura mauritana, che una prima legge emanata nel 2007, dietro forti pressioni della comunità internazionale, non ha per nulla intimorito gli schiavisti. Le punizioni per il crimine commesso erano infatti troppo miti e, tra l’altro, non venivano quasi mai applicate e i reati non denunciati.
Sono ancora pochi gli schiavi che denunciano i loro padroni, perchè sono stati educati a dover rispettare e sottomettersi al padrone. Una volta liberi, gli ex schiavi spesso fanno fatica a tirare avanti. Senza istruzione e titolo di studio, difficilmente trovano un’occupazione stabile e sono dunque costretti ad accettare lavoretti occasionali; i più vivono nelle periferie povere delle grandi città, con la speranza di dare un futuro migliore ai propri figli.
Qualche mese fa il tribunale di Nouahdibou, nel nord-ovest del Paese, ha pronunciato diverse condanne contro alcuni schiavisti . Eppure le le autorità di Nouakchott negano che la schiavitù sia ancora un’usanza largamente praticata ne Paese.
La società mauritana è ancora suddivisa in caste. I “mauri” bianchi o “beyden”, di origini arabe-berbere, costituiscono la classe dominante, mentre gli haratine e gli afro-mauritani appartengono alla “classe inferiore” e non hanno quasi mai potuto occupare posti di prestigio nella società. E lo status di schiavo viene ancor oggi tramandato da madre in figlio. La schiavitù esite ancora in questo angolo di mondo e non di rado i militanti antischiavisti vengono arrestati e finiscono nelle luride galere. https://www.africa-express.info/2016/05/19/la-corte-suprema-della-mauritania-ordina-scarcerate-i-due-militanti-antischiavismo/
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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