AFRICA

Contrabbando di legname in Casamance: a rischio la foresta pluviale in Senegal

Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 19 luglio 2018

La deforestazione selvaggia mette a forte rischio il polmone verde di Casamance, la regione del Senegal  geograficamente molto distante e isolata dal resto del Paese. E’ una zona ricca e viene considerata il granaio di Dakar.

Lo scorso gennaio una decina di persone sono state barbaramente ammazzate nella foresta di Bayottes nel sud di questa regione, al confine con la Guinea Bissau. Di fronte questa escalation di violenza, Macky Sall, il presidente della ex colonia francese, con un ordinanza aveva fatto sospendere fino a nuovo avviso il taglio di legname in tutto il sud di Casamance.

Questo episodio non rappresenta che un capitolo di un fenomno inquietante che va avanti da anni:  taglio illegale degli alberi e traffico internazionale di legno, in conflitto con il governo centrale sin dal 1982, quando la Casamance ha rivendicato la sua indipendenza. La ragione confina a nord con l’enclave del Gambia, mentre a sud con la Guinea Bissau e la Guinea e a est con il Mali. E’ abitata da quasi ottocentomila persone, che, malgrado il terreno assai fertile, vista anche la presenza di molti corsi d’acqua, vivono in uno stato di povertà estrema; l’agricoltura di sussistenza rappresenta la maggiore attività insieme alla pesca e l’allevamento di bestiame. In tutto il territorio c’è una sola università, a Ziguinchor, inaugurata nel 2007, ma è carente di tutte le materie scientifiche.

Nel 2004, dopo anni di lotta, spesso repressa nel sangue dalle truppe governative, Augustin Diamacoune Senghor, detto l’Abbé Diamacoune, capo dell’MFDC (Mouvement des forces démocratiques de Casamance) e l’allora presidente del Paese, Abdoulaye Wade, hanno firmato un trattato di pace. Per due anni nella regione il clima è stato più disteso, ma dopo la morte dell’abate, nel 2006, il movimento si è spaccato in diverse fazioni. Per la mancanza di controllo del territorio da parte delle autorità, si suppone che per anni il sud del Senegal sia stato terra di passaggio del narcotraffico.

Dal 2012, con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio, il governo senegalese sta tentando una pacificazione con il più radicale dei leader del movimento, Salif Sadio, che godeva dell’appoggio dall’ex presidente-dittatore gambiano Yahya Jammeh, ora in esilio in Guinea Equatoriale.

La popolazione è stanca, chiede la pace, le conseguenze della guerra civile sono state devastanti e intere aree sono ancora disseminate di mine antiuomo poste dall’MFDC, che hanno provocato centinaia di morti e mutilati.

Il nuovo governo gambiano ovviamente ha cambiato politica. Sono stati notevolmente aumentati i controlli alle frontiere e c’è una maggiore collaborazione con i servizi di sicurezza senegalesi. I due ministeri per l’Ambiente di entrambi gli Stati hanno già firmato un accordo per combattere il traffico di legno illegale, che, quanto pare, non viene rispettato.

Il commercio illecito di legname continua ad arricchire una potente e ben strutturata rete di trafficanti attivi tra il Gambia e la Cina.

Traffico illegale di legname a Casamance, Senegal

Solo un paio di mesi fa, una pattuglia mista, composta da agenti forestali e soldati senegalesi, tutti armati fino ai denti, è penetrata illegalmente in territorio gambiano. Nel villaggio di Jarra Bureng, al confine con il Senegal, ha scoperto un deposito clandestino di tronchi d’albero provenienti dalle foreste di Casamance. Mentre gli agenti erano in procinto di effettuare il sequestro e stavano predisponendo la spedizione del legname nella ex colonia francese, i giovani del villaggio hanno opposto resistenza e hanno informato il capo della polizia gambiana locale, che è accorso immediatamente con i suoi uomini.

Solo per un pelo è stato evitato uno scontro armato tra forze senegalesi e gambiane. Dopo lunghe e estenuanti trattative tra i due governi, il legname è stato riconsegnato e riportato a Casamance. Vedremo se in futuro, Adama Barrow, il nuovo presidente del Gambia, riuscirà a sgominare la banda di trafficanti e mettere fine all’odioso commercio.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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