Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 11 luglio 2018
Da eroi della lotta di liberazione del Mozambico a complici del traffico di droga? Si parla del coinvolgimento di Joaquim Chissano, secondo presidente della repubblica, e del terzo capo dello stato, Armando Guebuza.
È quanto risulta da uno studio di Joseph Hanlon, giornalista e ricercatore della London School of Economics. Hanlon, lo ha pubblicato sulla rivista “Centro de Integridade Pública” (CIP) di cui è direttore.
Situazione troppo ingombrante che farebbe rivoltare nella tomba Samora Machel, primo presidente mozambicano e padre della patria morto tragicamente nel 1986.
Nell’ex colonia portoghese si stima che l’eroina valga tra i 600 e gli 800 milioni di USD. E nell’ex colonia portoghese se ne fermano un centinaio all’anno che, per fini elettorali passano anche al Frelimo, il partito al potere dall’indipendenza nel 1975.
Secondo lo studioso l’esportazione di eroina continua a crescere ormai da due decenni. Si tratta di droga spedita dall’Afganistan via Iran e Pakistan, per arrivare in Mozambico, dove viene immagazzinata in attesa degli acquirenti.
La droga viene trasportata con barche a motore nel nord del Paese nei porti di Nacala, provincia Nampula, e di Pemba, in Cabo Delgado. Via terra e via mare viaggia verso la capitale Maputo fino in Sudafrica, dove da Johannesburg arriva in Europa. Sono stati stimati circa quaranta viaggi all’anno con carichi da una tonnellata di eroina ciascuno.
Anche se l’eroina in Mozambico è solo di passaggio, il suo enorme valore viene subito dopo l’esportazione di carbone, che nel 2016 ha raggiunto 687 milioni di USD, e precede quella dell’energia elettrica (vale 378 milioni). Terreno fertile per il successo del traffico di droga è la corruzione arrivata ormai ai livelli più alti della politica.
Deus ex machina del traffico della micidiale “polvere bianca” che ha fatto arricchire illegalmente parecchi politici, secondo l’indagine di Hanlon, è Mohamed Bachir Suleman. Imprenditore multi-miliardario residente a Maputo è proprietario di diverse imprese e supermercati e ha iniziato il business negli anni ‘90 diventando, insieme ad altre famiglie sud-asiatiche, il maggiore trafficante di eroina.
Persino l’ex presidente USA Barak Obama si è mosso contro il faccendiere che ha chiamato “barone della droga”. Per capire meglio il personaggio: Obama ha dichiarato illegale qualsiasi operazione commerciale o finanziaria delle aziende americane con il “barone”.
In tutta questa brutta storia, il Frelimo e il presidente Filipe Nyusi, quarto capo dello Stato dal gennaio 2015, prendono le distanze. E forse non è un caso che Nyusi abbia parlato di nuovo corso visto che i due colleghi che lo hanno preceduto sono coinvolti insieme a una parte del Frelimo. Rimane comunque difficile credere che il Frelimo e il presidente non ne fossero al corrente.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
Crediti immagini:
– Mappa Africa, Europa e Medio Oriente
tratte da CIA World Factbook Political World Map. January 2015
– Joaquim Chissano
Di Ricardo Stuckert/PR – Agência Brasil [1], CC BY 3.0 br, Collegamento
– Armando Guebuza
Di Ricardo Stuckert/PR – Agência Brasil [1], CC BY 3.0 br, Collegamento