No dell’Unione Africana agli hot spot: “Non vogliamo europei sul nostro territorio”

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Unione Africana

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 luglio 2018

Durante il trentunesimo vertice dell’Unione Africana, che si è svolto la scorsa settimana a Nouakchott https://www.africa-express.info/2018/07/03/terroristi-si-scatenano-mali-e-niger-mentre-e-corso-il-vertice-dellua-mauritania/ i delegati presenti hanno espresso forti preplessità sulle richieste dell’Unione Europea per l’apertura di piattaforme di sbarco e centri per i migranti in Africa. L’UA dubita che tali richieste siano in contrasto con le leggi internazionali vigenti.

Pierre Bouyoya, ex presidente golpista del Burundi e ora rappresentante dell’organizzazione per il Mali e il Sahel, ha precisato: “Non è sufficiente che siano gli europei ad affermare che queste proposte siano fattibili; noi africani dobbiamo prendere queste decisioni, inoltre dobbiamo essere convinti e certi di poterle realizzare”.

Unione Africana
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Il rifiuto della Mauritania è stato categorico, vista l’esperienza negativa del centro per migranti di Nouadhibou, nel nord del Paese, aperto nel 2006 con finanziamenti spagnoli, una vera e propria prigione di Madrid in terra mauritana.

Anche il Marocco non ha dato la sua disponibilità e Nasser Bourita, ministro degli Esteri del Paese nordafricano ha respinto categoricamente le richieste dell’UE e anche la Tunisia non ha accettato la proposta di Bruxelles. La Libia aveva già espresso il suo parere negativo al ministro degli Interni italiano, Matteo Salvini, in occasione della sua prima visita a Tripoli il 25 giugno scorso.

L’unico “outsider” è il Niger (https://www.africa-express.info/2017/02/03/il-risultato-dellaccordo-con-il-niger-sui-migranti-aumentati-prezzi-della-traversata-verso-leuropa/). Il presidente Mahamadou Issoufou ha sottolineato proprio l’altro giorno che il suo Paese continuerà ad accogliere i migranti, le persone in difficoltà. “Siamo un popolo generoso, aperto all’ospitalità – ha precisato il leader nigerino. E ha aggiunto – Il passaggio dei migranti deve essere però veloce e non protrasi nel tempo. E’ la sola condizione che poniamo, perchè i fondi non sono sufficienti. Il finanziamento messo a disposizione dal fondo fiduciario dell’UE non copre le spese. Abbiamo accolto nei centri gestiti dall’UNHCR e dall’OIM  persone vulnerabili dalla Libia, ma in sei mesi solo pochi sono stati ricollocati altrove, mentre altri migranti arrivano qui in continuazione. Comunque anche il Niger non accetta gli hotspot, perchè implicherebbe l’invio di personale europeo su un territorio non europeo. E ovviamente questo non è gradito agli Stati africani, che sono state ex colonie proprio di quei Paesi che hanno espresso tali richieste.

Nasser Bourita, ministro degli Esteri del Marocco
Nasser Bourita, ministro degli Esteri del Marocco

I delegati presenti al vertice a Nouakchott hanno infine deciso di voler aprire un osservatorio delle migrazioni in Marocco, controllato dall’UA. Il capo del dicastero degli Esteri marocchino ha precisato: “Non abbiamo mai raccolto dati sulle migrazioni africane.  E’ importante che l’Africa stessa sia ben informata su questo fenomeno, deve sviluppare una maggiore conoscenza e prima di tutto il problema migratorio africano deve essere assolutamente discusso all’interno del continente”.

Insomma l’UA vuole essere al centro della discussione anche per quanto concerne il controllo delle frontiere volto ad arginare il flusso migratortio. A questo proprosito all’inizio di giugno Libia, Ciad, Sudan e Niger hanno firmato un accordo a N’Djamena, la capitale del Ciad per una sorveglianza congiunta dei confini.  Tale documento prevede la stretta collaborazione dei quattro Paesi per combattere il terrorismo, la criminalità organizzata transnazionale, arginare il flusso di migranti illegali e mercenari, contrabbando di armi, droghe e derivati del petrolio. Il confine sud dell’ex colonia italiana è infatti un punto strategico per il traffico di migranti e di gruppi di miliziani. Eppure in Niger sono presenti molte forze straniere impegnati nel compito di repressione del terrorismo e della criminalità organizzata. In particolare l’operazione francese Serval, poi sostituita con Berkhane, attiva in tutto il Sahel, con quasi quattromila uomini, con base operativa a N’Djamena. Millesettecento soldati della missione francese si trovano a Gao, nel centro del Mali. Dispongono di due basi aeree, la prima nella capitale del Niger, Niamey, mentre la seconda, poco lontana dal confine con la Libia, a Madama, che sarebbe dovuta essere d’appoggio anche alla missione italiana, della quale non si parla più da tempo.

Gli Stati membri dell’UA non vogliono più solamente eseguire le proposte ricevute dall’esterno, in particolare da Bruxelles, vogliono essere protagonisti del proprio destino.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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