Sandro Pintus
Firenze, 4 luglio 2018
La parola d’ordine è “fermare subito i bracconieri”. È un’emergenza dovuta allo sterminio di quasi 11 mila elefanti della Niassa National Reserve avvenuta in sette anni. Sono stati massacrati quattro elefanti al giorno per tagliar loro le zanne da vendere al mercato nero dell’avorio.
Video (courtesy The Elephant Crisis Fund)
Si tratta del 70 per cento della popolazione di pachidermi del Niassa, estremo nord del Mozambico al confine con la Tanzania. Oggi, i 1.500 elefanti sopravvissuti della riserva mozambicana vivono assediati da bande armate di AK47, fucile d’assalto vietato, e fucili da caccia di grosso calibro.
L’allarme arriva dal Fauna & Flora International (FFI), ong ambientalista britannica che, con la popolazione del villaggio di Chuilexi, in Niassa, porta avanti un programma di conservazione e protezione degli elefanti e altre specie selvagge attraverso incentivi locali.
Anche i jihadisti mozambicani contribuiscono alla strage dei pachidermi. Sono i gruppi armati di Ahlu Sunnah Wa-Jammá, chiamati dalla popolazione al Shebab, che da ottobre 2017 terrorizzano gli abitanti di Cabo Delgado, provincia mozambicana che confina con il Niassa. Secondo un’indagine dell’Università di Maputo la fonte dei loro finanziamenti è il traffico di avorio, dei rubini di Montepuez e di legno pregiato.
Il Mozambico è particolarmente preso di mira dai bracconieri che ritengono più facile fare caccia di frodo in Niassa. Risulta, infatti, più conveniente a causa del minore controllo del territorio selvaggio rispetto ad altri Paesi del continente africano.
Secondo l’associazione ambientalista Save the Elephants, nella Niassa National Reserve la situazione della popolazione di elefanti rimane piuttosto difficile. Qui, secondo la ong, i pachidermi continuano ad essere uccisi a un ritmo molto alto.
Con un’area di 42 kmq il grande parco mozambicano ospita la maggioranza degli elefanti dell’ex colonia portoghese. La vastità del territorio, la distanza dalla capitale Maputo (2.400km) e le politiche meno attente del governo centrale non rendono facile il controllo del territorio.
Oltre alla strage di elefanti, negli ultimi anni si sono verificati casi di avvelenamento dei grandi predatori. Tra questi ci sono leoni, leopardi e iene avvelenati dalla popolazione per venderne la carne, pelli, ossa e denti.
I bracconieri che massacrano gli elefanti del Niassa (e di altre riserve naturistiche degli Stati africani) si ritiene che siano finanziati e armati dall’esterno. Si pensa che l’organizzazione sia formata da imprenditori cinesi e vietnamiti senza scrupoli che fanno perdere le tracce dell’avorio fatto uscire illegalmente dai porti africani.
Save the Elephants stima che tra il 2002 e il 2011 siano stati uccisi 100 mila elefanti. In soli dieci anni la popolazione del più grande mammifero terrestre è stata ridotta del 62 per cento. Di questo passo, se non vengono fermati il bracconaggio e il traffico di avorio, entro un decennio l’elefante sarà estinto.
Sandro Pintus
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