Cornelia I. Toelgyes
Quartu sant’Elena, 3 luglio 2018
Emmanuel Macron, il presidente francese è arrivato ieri per una visita lampo a Nouakchott, la capitale della Mauritania, dove è in pieno svolgimento il trentunesimo vertice dell’Unione Africana , mentre martedì si recherà i Nigeria.
Al margine del summit UA, Macron, ha incontrato i suoi omologi del gruppo G5 Sahel (Niger, Ciad, Mairitania, Mali e Burkina Faso). Il nuovo contingente tutto africano è solo parzialmente operativo, manca ancora parte dell’equipaggiamento per i quattromila uomini, ma il problema maggiore è rappresentato dalla scarsa collaborazione e dal cattivo coordinamento tra i militari provenienti da cinque eserciti diversi. Farli lavorare insieme come unica entità non sarà un’impresa facile.
Al centro dei dialoghi tra Macron e i presidenti del G5 Sahel, i problemi di sicurezza, le continue incursioni dei terroristi, che non sembrano dar tregua, malgrado le forze messe in campo. Ecco il bolettino di guerra degli ultimi giorni.
Il raggruppamento terrorista “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani” capeggiato da Iyad Ag-Ghali, vecchia figura indipendentista touareg, diventato capo jihadista e fondatore di Ansar Dine – in italiano: ausiliari della religione (islamica) – ha rivendicato gli ultimi due attacchi nel Mali del 29 giugno e del 1° luglio.
Venerdì scorso si è verificato il primo attentato al quartier generale del contingenrte tutto africano Force G5 Sahel situato a Sévaré, nel centro del Paese. Il bilancio è di cinque morti, compresi di due kamikaze, che hanno fatto esplodere un’autobomba. Un portavoce del raggruppamento terrorista ha rivendicato l’assalto con una telefonata alla radio privata mauritana Al-Akhbar, emittente che già in passato ha ricevuto e diffuso le comunicazioni di questo movimento jihadista.
Anche l’imboscata di domenica scorsa a Gao contro un gruppo di soldati francesi dell’operazione Barkhane e militari maliani, impegnati in un pattugliamento congiunto, è stato effettuato da miliziani dello stesso raggruppamento. Lo ha confermato l’organizzazione statunitense SITE, specializzata nel monitoraggio delle attività di gruppi estremisti. Il bilancio è di quattro morti tra la popolazione civile e di quattro soldati francesi feriti.
Mentre nel Niger, nella regione del lago Ciad, miliziani di Boko Haram hanno attaccato una base militare domenica pomeriggio. Secondo il portavoce del ministero della Difesa nigerino, Abdoul-Aziz Touré, sono stati uccisi dieci soldati, alcuni feriti, mentre altri quattro militari risultano dispersi.
La crisi del Sahel è ben lontana da poter essere risolta a breve termine. La situazione umanitaria si aggrava costantemente. Gli sfollati sono oltre cinque milioni e ventiquattro milioni necessitano di aiuti umanitari. Il tasso di natalità è tra i più elevati al mondo. Una ricchezza, ma una domande sorge spontanea: cosa possono offrire i governi del Sahel a questi piccoli, futuri cittadini? Buona parte delle scuole sono chiuse per i continui attacchi dei sanguinari jihadisti. Il terrorismo non uccide solo le persone, mira alla desertificazione delle menti.
Durante il suo intervento a Nouakchott, Macron ha confermato l’impegno della Francia e di tutte le nazione del G5 Sahel di voler procedere nella lotta contro l’oscurantismo e la viltà, delle quali le prime vittime sono gli africani stessi. Il presidente francese ha ugualmente rinnovato il suo sostegno alla’UA affincè possa assicurarsi un finanziamento autonomo e prevedibile per le sue missioni di pace nel continente africano. Una sfida considerevole, ma necessaria, visto che l’amministrazione Trump vorrebbe ridurre i suoi contributi all’ONU.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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