Vertice UA in Mauritania: Amnesty chiede la liberazione di due militanti anti-schiavisti

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Moussa Bilal Biram e Abdellahi Matalla Saleck, due militanti anti-schiavismo in Mauritania

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 30 giugno 2018

Moussa Bilal Biram e Abdellahi Matalla Saleck, due militanti anti-schiavismo, due anni fa sono stati arrestati insieme ad altri attivisti di IRA-Mauritanie, acronimo per Initiative pour la résurgence du mouvement abolitionniste. Ieri, in vista del vertice dell’Uniona Africana, che si terrà nei prossimi giorni a Nouakchott, la capitale del Paese, Amnesty International ha lanciato un appello per la loro liberazione immediata.

Moussa Bilal Biram e Abdellahi Matalla Saleck, due militanti anti-schiavismo in Mauritania
Moussa Bilal Biram e Abdellahi Matalla Saleck, due militanti anti-schiavismo in Mauritania

Da oltre un anno Biram e Saleck sono stati trasferiti nella prigione di Bir Moghrein, situata in mezzo al deserto del Sahara, a ben milleduecento chilometri dalla capitale. Una lurida galera dove l’odore di morte è presente ovunque, perchè è proprio qui che vengono portati generalmente i condannati alla pena capitale. Secondo la ONG con base a Londra, i due attivisti sarebbero stati torturati, i segni sono ben visibili sui loro corpi. Dal loro arrivo Bir Moghrein non hanno mai potuto entrare in contatto con i familiari o i loro avvocati.

Entrambi sono stati accusati di incitamento a sommosse e ribellione violenta contro il governo. Durante il processo l’accusa non ha potuto provare nessuno di questi addebiti. “Sono innocenti, questi attivisti non dovrebbero trovarsi in prigione”, ha dichiarato Amnesty nel suo appello. Sono stati presi di mira, costretti al silenzio per la loro attivirà contro lo schiavismo, che in Mauritania sulla carta è stato abolito, ma di fatto esiste ancora.

Vertice UA in Muritania
Vertice UA in Muritania

Il prossimo 1° e 2 luglio la Mauritania ospiterà la trentunesima sessione dell’UA. Per l’occasione la capitale Nouakchott si è vestita a festa. Il governo non ha badato a spese: nel giro di poco tempo è stato costruito un nuovo centro per congressi, sono sorti alberghi di lusso, i marciapiedi sono stati rifatti, ma senza i lavori già realizzati nel 2016 per il vertice della Lega Araba, la ex colonia francese non avrebbe mai potuto ospitare questo importante appuntamento dell’UA.

Lunedì è atteso anche Emmanuel Macron, presidente della Francia; scopo della sua visita è principalmente il nuovo contingente tutto africano (Mauritania, Ciad, Niger, Mali, Burkina Faso) Force G5 Sahel, volto a contrastare il terrorismo e il flusso migratorio, oltre il traffico di armi e quant’altro.

Emmanuel Macron, presidente francese a sinistra e Mohamed Ould Abdel Aziz, presidente della Mauritania, a destra
Emmanuel Macron, presidente francese a sinistra e Mohamed Ould Abdel Aziz, presidente della Mauritania

Macron sarà ricevuto dal suo omologo mauritano, Mohamed Ould Abdel Aziz. Recentemente la collaborazione tra Parigi e Nouakchott si è rafforzata, in particolare per quanto concerna la sicurezza di tutta la regione. Una delle priorità della politica estera di Macron è proprio la stabilizzazione del Sahel.

Dopo la riunione dei leader europei a Bruxelles, il presidente francese chiederà certamente la massima collaborazione degli Stati africani per arginare il flusso migratorio. Naturalmente per questo scopo l’UE è pronta ad aprire ulteriormente il portafoglio, grazie allo stanziamento di 500 milioni di euro al Fondo fiduciario per l’Africa. I soldi fanno gola a tutti, ma proprio l’attuale presidente dell’UA, il presidente ruandese, Paul Kagame, durante una sua recente visita a Parigi, aveva sottolineato: “Non cresceremo mai se avremo sempre bisogno di baby-sitter europei, americani, asiatici e altri. Dobbiamo imparare a badare a noi stessi. Se il mondo si preoccupasse meno di noi, inizieremmo a preoccuparci più di noi stessi”. Kagame, infatti, è assolutamente contrario all’assistenzialismo occidentale e ha sempre criticato l’UA per la sua scarsa capacità di prendere delle decisioni, ma soprattutto di non sapersi mettere in gioco.   Ma ovviamente tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, mare che ha inghiottito nuovamente oltre cento migranti africani, in fuga da guerre, violenze, terrorismo, conflitti interni, fame, cambiamenti climatici.

L’UA conta 55 membri e comprende tutti gli Stati internazionalmente riconosciuti del continente e la Repubblica Araba Saharawi Democratica. Uno dei promotori – e cospicuo finanziatore – della creazione dell’Unione è stato, tra gli altri, il leader libico Muhammar Gheddafi. Morto il dittatore dell’ex colonia italiana le casse dell’Organizzazione si sono prosciugate.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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