Franco Nofori
Mombasa, 28 giugno 2018
“La dolce morte” esce dal romanzo poliziesco noire di Mikel Koven e approda in Kenya, scatenando un thriller molto più contorto e inesplicabile di quello offerto al lettore dallo scrittore americano. Autorità ai massimi livelli dello stesso governo, si contro-accusano, si smentiscono reciprocamente e infine arrestano chi non si allinea alla versione ufficiale fornita dall’estabilishment. Ma cos’è dunque accaduto?
La settimana scorsa un blitz della polizia nel quartiere di Eastleigh, a Nairobi, sequestra oltre mille sacchi di zucchero di canna ritenuti inquinati dai livelli di mercurio e di rame dieci volte superiori a quelli consentiti per il consumo umano. Gli agenti agivano su mandato del ministro degli interni Fred Matiang’i, che ha confermato alla stampa la presenza del micidiale cocktail di sostanze che mettevano a serio rischio la salute dei cittadini.
A sorpresa, interveniva però sulla questione un altro ministro, quello del commercio, Adan Mohamed, che smentiva clamorosamente il collega garantendo che lo zucchero incriminato era del tutto esente dalle presunte sostanze denunciate da Matiang’i e poteva quindi essere assunto in assoluta tranquillità. Poco dopo anche il Kenya Bureau of Standard (KBS), per mezzo di un suo portavoce, confermava le conclusioni di Mohamed: lo zucchero di canna importato dal Brasile era del tutto sicuro. Cessato allarme? Nemmeno per sogno!
Lo scorso giovedì, in parlamento, lo stesso direttore del KBS, smentiva il proprio portavoce e annunciava all’aula che nello zucchero in questione erano stati rilevati 21 milligrammi di rame, contro il limite massimo di 2,1 tollerato, senza conseguenze per l’assunzione umana. Il giorno dopo, l’incauto direttore veniva arrestato insieme ad altri funzionari del suo ente, per aver diffuso notizie infondate e allarmistiche, ma perché, allora, non era stato arrestato anche il ministro Matiang’i che aveva dato avvio il via al sequestro? Impenetrabili misteri del sistema keniano.
Nel frattempo il costo dello zucchero di canna all’ingrosso è balzato da 0,7 euro al chilogrammo a 1,2 euro e la sua reperibilità sul mercato è sempre più difficoltosa. Questa sembra essere la ragione per cui si è dovuto ricorrere all’importazione del prodotto dall’estero. Importazione che, da più voci, sarebbe gestita da alte personalità vicine al potere politico, tra queste si dice anche quella i Muhoho Kenyatta, fratello del presidente attualmente in carica, ma altre voci lo smentiscono recisamente.
Rame e mercurio sono potenti veleni in grado di favorire l’insorgere di tumori e di altre serie patologie. Mentre in proposito regna una totale confusione, l’allarme si diffonde in ogni angolo del Paese, anche perché, un portavoce del ministero della salute, consultato in proposito, sull’eventuale pericolosità di continuare fare uso dello zucchero incriminato, si è rifiutato di rispondere, adducendo che si trattava di un argomento “attinente alla sicurezza nazionale”, così l’allarme ha finito per trasformarsi in terrore.
Franco Nofori
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