Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 26 giugno 2018
Il governo camerunense e i separatisti si accusano reciprocamente delle violenze che si consumano quasi giornalmente nel province anglofone e di diffondere notizie false e tendenziose.
Il primo ministro di Yaoundé, Philémon Yang, ha presentato una settimana fa un documento secondo cui dalla fine del 2017 sono stati uccisi ben ottantaquattro tra militari e poliziotti durante scontri tra forze dell’ordine e separatisti. Ma Yang si è “casualmente dimenticato” di distinguere quanti agenti hanno perso la vita e quanti ribelli.
Il governo centrale ha anche stilato un elenco di quattordici camerunensi residenti all’estero, che sarebbero i principali sostenitori dei rivoltosi, grazie ai quali i separatisti sarebbero in grado di acquistare armi e pagare i costi della loro organizzazione. Sempre secondo il documento di Yaoundé gli insorti sarebbero responsabili anche di centoventi incendi in istituti scolastici e per questo più volte avrebbero incitato la popolazione a non mandare i figli a scuola. Le proteste nelle regioni anglofone sono iniziate verso la fine del 2016, quando gli insegnanti sono insorti contro l’introduzione della lingua francese obbligatoria nelle scuole.
Sempre secondo il primo ministro, per finanziarsi, i terroristi terrorizzano la popolazione che subisce rappresaglie con violenze sessuali, stupri e ragazze costrette a matrimoni forzati. Inoltre – sostiene il governo – i ragazzini sono costretti a lasciare la scuola per arruolarsi tra i ranghi dei ribelli. I giovanissimi sarebbero fortemente condizionati, perchè obbligati ad assumere stupefacenti e a sottomettersi a rituali magici.
In risposta alla crisi, il governo ha inviato truppe nelle regioni anglofone, rafforzando le guarnigioni. In un suo rapporto di poche settimane fa, Amnesty International accusa i militari camerunensi di violazioni dei diritti umani, come esecuzioni extragiudiziali, omicidi illegali, distruzione di beni, arresti arbitrari e atti di tortura. Ovviamente il Camerun ha respinto tutte le accuse, definendo gli addebiti come “bugie grossolane”.
Anche l’ambasciatore statunitense accreditato a Yaoundé, Peter Henry Barlerin, ha fortemente criticato l’operato del governo lo sorso mese di maggio, scatenando una crisi diplomatica tra i due Paesi.
In questi giorni hanno suscitato scalpore alcuni filmati che documentano le violenze commesse da entrambi gli attori del conflitto. In uno di questi si vede un uomo mentre incendia una casa. Alla scena assistono altri dodici uomini, tutti in tuta mimetica, caschi e cinture nere. Abbigliamento simile a quello in dotazione ad un’unità d’élite dell’esercito.
In altri video sono state riprese scene di torture e assassini, e ancora interi paeselli incendiati. Altri uomini che sembrano far parte di una milizia separatista sono stati filmati mentre stavano bastonando e minacciando di morte il capo di un villaggio.
Le immagini di molti dei filmati sono confuse, poco chiare, difficili da verificare, ma nell’insieme mostrano il quadro di una nazione che lentamente sta scivolando nell’abisso di una brutale e sanguinosa guerra civile.
BBC Africa Eye ha potuto confermare la posizione e il luogo delle riprese effettuate alla fine di aprile. Facendo combaciare gli edifici con foto satellitari e confrontandole con immagini riprese precedentemente prima degli incendi si è potuto valutare i danni.
Le sequenze mostrano un’unità formata da tredici uomini mentre incendiano una casa ad Azi, un villaggio nella regione anglofona nel sud-ovest. Gli uomini sembrano appartenere alle forze di sicurezza del governo, le loro uniformi sono quelle in dotazione ai militari del BIR (Rapid Intervention Battalion), equipaggiati e addestrati dagli Stati Uniti e Israele.
Un testimone oculare ha confermato che una casa è stata incendiata a Azi dai BIR a fine aprile. Ovviamente il portavoce del governo nega che possa trattarsi dei loro “valorosi” soldati. “Non è difficile per i separatisti procurarsi uniformi del genere”, sostiene. Sembra comunque che verrà aperta un’inchiesta sull’intera faccenda.
Dall’inizio dei disordini, centosessantamila persone hanno dovuto lasciare le loro case, trentaquattromila di loro hanno cercato protezione in Nigeria.
ll Camerun ha dieci Regioni autonome, otto delle quali sono francofone. Solamente in due si parla l’inglese. All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stata divisa tra i francesi e gli inglesi, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese era molto più ampia e aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese era stata annessa alla Nigeria, si estendeva fino al Lago Ciad e aveva per capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, perché la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Con l’indipendenza, ottenuta nel 1961, le due porzioni, inglese e francese sono state riunite per formare un unico Stato, l’attuale Camerun, ma finora le parti hanno sempre mantenuto un alto grado di autonomia. Molti cittadini anglofoni si sentono emarginati e poco rappresentati e per questo motivo da anni gli oppositori chiedono la secessione, ma il governo non ha mai dato risposte concrete.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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