Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 21 giugno 2018
Pochi giorni fa i rappresentanti permanenti di alcune missioni accreditate all’ONU, vale a dire di Canada, Danimarca, Giappone, Olanda, Norvegia, Svezia, Gran Bretagna e degli USA hanno lanciato un appello a tutte le componenti coinvolte nel conflitto sud sudanese. Un richiamo volto a fermare immediatamente gli abusi sessuali, crimini che nella maggior parte dei casi restano impuniti. In un comunicato congiunto i diplomatici hanno sottolineato di aver appreso – con orrore – che recentemente oltre cento donne e ragazze, tra loro anche bambine di quattro anni, hanno subito terribili violenze sessuali e stupri di gruppo. I diplomatici, con il sostegno dell’ONU, hanno condannato con veemenza queste barbarie e chiesto a tutti gli attori implicati nelle ostilità di bloccare immediatamente i continui attacchi contro i civili.
Il prossimo 9 luglio il Sud Sudan celebra il settimo anniversario di indipendenza. Nel 2011 la sua gente sperava di trovare pace dopo decenni di guerra sanguinosa. Speranza e gioia sono presto stati sepolti da un nuovo conflitto interno. Dal dicembre 2013 in Sud Sudan si sta consumando l’inimaginabile. Una guerra etnica combattuta a colpi di macete e kalashnikov, ma le peggiori armi sono gli stupri e la fame. Da anni si susseguono inconcludenti dialoghi di pace. Ieri la capitale etiopica ha ospitato i due protagonisti, Salva Kiir Mayardit e Riek Machar, di questa inutile, lunga, infinita guerra, il cui prezzo viene pagato solamente dalla popolazione ormai allo stremo.
Machar che da dicembre 2016 era confinato in Sudafrica, ha raggiunto Addis Ababa, dove si è intrattenuto con Workneh Gebeyehu, ministro degli Esteri del nuovo governo etiopico, prima di affrontare il faccia a faccia con Salva Kiir.
Il team di mediatori dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD), un’organizzazione internazionale politico-commerciale formata dai paesi del Corno d’Africa, fondata nel 1986, ha fatto sapere che il primo ministro di Addis Ababa, Abiy Ahmed, ha dialogato a lungo con i due antagonisti, dapprima separatamente, in seguito con entrambi, durante una cena privata e ha raccomandato: “Con un po’ di buona volontà si può costruire un futuro di pace”.
L’Etiopia è un attore chiave in questi dialoghi di pace. Vedremo se questa volta si concretizzino. L’ultimo cessate il fuoco, siglato proprio ad Addis Abeba, nel dicembre 2017, è stato violato solo poche ore dopo. Questo è l’ultimo disperato tentativo per raggiungere un accordo serio e attuabile.
Non è dato sapere cosa si siano detti in concreto i due protagonosti del conflitto sud sudanese. Il dialogo è stato cordiale, pur avendo opinioni diverse su molti aspetti. I risultati del vertice saranno resi noti da IGAD nelle prossime ore.
L’attuale situazione nel Sud Sudan è il risultato di una guerra civile iniziata ormai più di quattro anni fa: il presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia dinka, aveva accusato il suo vice Riek Marchar, un nuer, di aver complottato contro di lui, tentando un colpo di Stato. Da allora sono iniziati i combattimenti tra le forze governative e quelle degli insorti fedeli a Machar. I primi scontri si sono verificati il 15 dicembre 2013 nelle strade di Juba, la capitale del Paese, ma ben presto hanno raggiunto anche Bor e Bentiu. Vecchi rancori politici ed etnici mai risolti, non fanno che alimentare questo conflitto.
Dal 2013 ad oggi sono morte decine di migliaia di persone, oltre tre milioni hanno dovuto lasciare le loro case e i loro villaggi. Attualmente oltre il settanta per cento della popolazione necessita di assistenza umanitaria. Questo conflitto è caratterizzato da abusi dei diritti umani su larga scala nei confronti dei civili, a farne le spese sono sopratutto donne e bambini. Violenze e abusi sessuali, reclutamento di bimbi soldato, distruzione di ospedali, scuole, razzie delle scorte alimentari sono all’ordine del giorno. E secondo un rapporto di Famine Early Warning Systems Network alcune migliaia di persone sono esposte allo spettro della carestia.
In questi anni di guerra sono stati barbaramente ammazzati anche 101 operatori umanitari, altri sono stati sequestrati e molte sono state stuprate, tra loro anche un’italiana, che con molto coraggio ha reso testimonianza durante il processo a carico di una dozzina di militari dell’esercito sud sudanese.
L’Unione Europea ha stanziato proprio in questi giorni un nuovo finanziamento di quarancinque milioni di euro, destinati in particolare agli sfollati per assistenza alimentare, sanitaria, acqua, ma parte della somma dovrà essere utilizzata per la protezione degli operatori umanitari.
Cornelia I. Toelgyes
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