Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 14 giugno 2018
L’esercito nigeriano, in collaborazione con quello camerunense, ha ucciso ventitré miliziani Boko Haram nella regione del lago Ciad lunedì scorso. Il portavoce delle forze armate dell’ex colonia britannica, Texas Chukwu, ha fatto sapere che durante l’operazione militare congiunta è stato possibile sequestrare anche un’ importante quantitativo di armi e munizioni, nonchè due motociclette. Purtroppo molti terroristi, anche se feriti, sono riusciti a sfuggire alla cattura.
E proprio attorno al Lago Ciad si sta consumando la peggiore crisi umanitaria del momento nel quasi più totale silenzio dei media. Il bacino è situato nella parte centro-settentrionale dell’Africa sui confini di Nigeria, Niger, Ciad e Camerun.
Dal 2014 ad oggi le persone in fuga dai sanguinari terroristi Boko Haram – sempre molto attivi nel nord-est della Nigeria e nei Paesi confinanti – cercano rifugio e protezione in quest’area. Alla popolazione residente, già tra le più povere al mondo, si sono aggiunti ora anche questi infelici. Attualmente il bacino è abitato da 17,4 milioni di persone, tra loro 2,4 milioni di profughi.
Secondo le stime dell’ONU, quest’anno oltre cinque milioni di persone si trovano in totale insicurezza alimentare, mentre altre 10,7 milioni necessitano di aiuti umanitari e di sostegno, mezzo milione di bambini soffrono di malnutrizione acuta grave.
La siccità, la condizione del lago stesso, che un tempo era tra i più grandi del continente africano, si è ridotto negli ultimi cinquant’anni del novanta per cento per l’eccessivo utilizzo delle sue acque, la prolungata siccità e i cambiamenti climatici. Nel 1963 la superficie del lago era di ventiseimila metri quadrati oggi non raggiunge nemmeno millecinquecento metri quadrati.
Solo meno di una settimana fa la coordinatrice dell’ONU in Niger, Bintou Djibo, in una conferenza stampa a Ginevra, ha esposto la gravissima situazione di questa zona . Durante il suo racconto la Djibo ha sottolineato l’estrema vulnerabilità alla quale è esposta tutta la popolazione anche a causa dei terroristi Boko Haram. Sopratutto i profughi vivono in una situazione di grave disagio e l’insicurezza alimentare impedisce la ripresa di una vita relativamente normale. Moltissimi giovani sono pronti a raggiungere le fila dei jihadisti, spinti da fame e povertà estrema. Così pure alcuni allevatori, per proteggere le proprie mandrie, sono passati dalla parte del nemico, ma in questo modo non fanno altro che finanziare questi terroristi.
Un gatto che si morde la coda: da un lato la Task Force Multinazionale (Multinational Joint Task Force, MNJTF) lancia continue offensive contro i Boko Haram, d’altro canto questi trovano senza difficoltà nuove leve in quest’area dove la gente vive nella miseria più totale. E’ un conflitto che non si risolve solo con l’uso delle armi, perchè la vera lotta sta nel combattere fame e povertà con uno sviluppo sostenibile.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes