Sandro Pintus
Firenze, 6 giugno 2018
Con l’incremento degli attacchi di al Shebab a Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, cresce il terrore tra la popolazione. La situazione diventa preoccupante sia per il governo di Maputo che per le multinazionali petrolifere che lavorano a Palma.
Qualche giorno fa l’annuncio delle autorità mozambicane sull’uccisione di nove terroristi della cellula che ha decapitato dieci civili a Mocimboa da Praia, mentre continuano gli attacchi dei terroristi alla popolazione civile.
Il 3 giugno un gruppo di jihadisti ha attaccato un villaggio e ammazzato cinque persone. All’alba di ieri un altro attacco di al Shebab ne ha massacrate sette nel distretto di Macomia. Tutti i civili sono stati uccisi mozzandogli la testa a colpi machete. In dieci giorni ci sono stati 22 morti ammazzati in modo brutale.
Per contrastare le azioni dei jihadisti iniziate a ottobre scorso, a Cabo Delgado il presidente mozambicano Filipe Nyusi ha inviato le Forze armate ma nonostante questo le incursioni sono aumentate.
Gli ultimi violenti attacchi alla popolazione sono avvenuti a un centinaio di chilometri a sud di Palma dove operano le multinazionali petrolifere ENI, ExxonMobil e la statunitense Anadarko che stanno lavorando a due terminali per lo sfruttamento di un immenso giacimento di gas naturale off-shore di fronte a Palma.
Un’area dove il consorzio ENI-ExxonMobil prevede un investimento 15 miliardi di dollari americani per finanziare il progetto di estrazione mentre Anadarko sta raccogliendo una somma pari a 14 miliardi di dollari.
Da questi investimenti il governo di Maputo si aspetta di incassare un miliardo di dollari all’anno per 25 anni. Questo significa che Cabo Delgado deve essere una zona assolutamente sicura, come lo deve essere l’area dei rubini di Montepuez.
Per il presidente Nyusi diventa quindi una priorità assoluta ristabilire la sicurezza prima possibile.
Sandro Pintus
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