Tunisi, 7 giugno 2018
Dopo il naufragio del 2 giugno al largo di Sfax, in Tunisia, durante il quale hanno perso la vita decine e decine di migranti diretti a Lampedusa, il ministro degli Interni tunisino, Lofti Brahem è stato silurato ieri. La notizia è stata resa nota dopo un colloqui tra il presidente Béji Caïd Essebsi e il primo ministro Youssef Chahed.
I rapporti tra Chahed e Brahem, erano tesi da tempo. In particolare dopo la visita dell’ex capo del dicastero degli Interni in Arabia Saudita a fine febbraio, della quale il primo ministro non è stato informato in modo ufficiale.
Durante il suo viaggio il ministro tunisino è stato ricevuto anche dal re Salaman.
Brahem si aspettava di essere silurato al primo ripasto di governo. Inoltre, secondo alcuni media locali, la settimana scorsa il primo ministro aveva dato un ultimatum di 48 ore a Brahem per stanare e arrestare l’ex ministro degli interni Najem Gharsalli, incriminato dalla giustizia militare per violazione alla sicurezza dello Stato. Ovviamente Ghasalli è ancora a piede libero e in fuga chissà dove.
Mercoledì scorso l’ex ministro ha licenziato i responsabili alla sicurezza solamente sulla base di indagini preliminari. In tutto dieci persone, tra funzionari della sicurezza nazionale e la guardia nazionale (gendarmerie), tra loro anche i direttori della sicurezza nazionale dell’isola Kerkennah e Sfax e il capo della guardia costiera dell’isola sono state silurate per responsabilità dirette o indirette nel naufragio di qualche giorno fa. Eppure, seconda l’ammissione del portavoce del ministero degli Interni era risaputo che la presenza di forze dell’ordine a Kerkennah erano assolutamente insufficienti.
Africa ExPress
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