Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 25 maggio 2018
L’ambasciatore degli Stati Uniti in Camerun, Peter Henry Barlerin, è stato convocato martedì scorso dal ministero degli Esteri di Yaoundé, per aver pubblicato una dichiarazione, nella quale denuciava, tra l’altro, abusi e violenze nelle zone angolfone del Paese africano.
Nel suo lungo messaggio, Barlerin sottolinea: “Il governo camerunense ha commesso assasini mirati, ha arrestato persone senza che questi potessero godere di assistenza giuridica, impedendo inoltre qualsiasi contatto con i familiari o con la Croce Rossa, ha incendiato e saccheggiato interi villaggi”. L’ambasciatore USA nel suo comunicato precisa che entrambe le fazioni in causa – regioni francofone e quelle anglofone – hanno delle pesanti responsabilità.
Questa dichiarazione del rappresentante della diplomazia americana in Camerun è stata pubblicata subito dopo un incontro con Paul Biya, il presidente del Paese.
Il Camerun ha dieci regioni autonome, otto delle quali sono francofone. Solamente in due si parla l’inglese. All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stato diviso tra i francesi e gli inglesi, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese era molto più ampia e aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese comprendeva la Nigeria e si estendeva fino al Lago Ciad, con capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, perché la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Con l’indipendenza, ottenuta nel 1961, le due sezioni, quella inglese e quella francese, sono state riunite per formare un unico Stato, l’attuale Camerun, ma finora le parti hanno sempre mantenuto un alto grado di autonomia.
Le proteste nelle regioni anglofone sono iniziate nel novembre 2016, quando gli insegnanti sono insorti contro l’introduzione della lingua francese nelle scuole. Da allora è stato un crescendo di scontri, violenze, oppressioni.
Ma perchè tanto accanimento da parte degli americani in questo conflitto interno di questo Stato dell’Africa centro-occidentale, del quale la comunità internazionale si occupa ben poco? Lo scorso dicembre è stato arrestato e scomparso per diversi giorni giornalista e scrittore Patrice Nganang, professore ordinario di letteratura alla State University of New York di Stony Brook ed aveva, al momento del suo arresto doppia nazionalità, quella camerunese e quella americana, ma gli era stato ritirato il passaporto del suo Paese, il Camerun, al momento della sua espulsione dal Paese.
Nganang si è scagliato contro il suo governo per le violenze usate per sedare con la forza, le rivolte iniziate ormai oltre un anno e mezzo fa nella zona anglofona del Camerun, ed evidentemente, l’articolo, pubblicato pochi giorni prima del suo arresto sul sito del settimanel Jeune Afrique “Carnet de route en (zone) dite anglophone”, non è stato gradito dalle autorità di Yaoundé. L’avvocato dello scrittore/giornalista aveva fatto sapere di non aver avuto accesso agli atti accesso agli atti degli inquirenti e per ben due giorni nesuno aveva più avuto notizie del suo cliente.
Barlerin ha suscitato così l’ira di Biya e non solo per le critiche sulla gestione dei disordini nelle regioni anglofone. Durante l’ultimo colloquio tra il rappresentante della diplomazia USA in Camerun il giornalista aveva suggerito al presidente del Camerun, al potere dal 1982, prima di impegnarsi nell’organizzazione delle prossime elezioni, che si dovrebbero svolgere il prossimo ottobre, di pensare a come vorrebbe essere ricordato nei libri di storia.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes
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