Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 maggio 2018
Ebola continua la sua corsa e l’ultimo bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, rilasciato due giorni fa, è preoccupante: dall’inizio dell’epidemia al 21 maggio sono decedute ventisette persone, gli esami del sangue hanno già confermato altri ventotto casi, oltre a questi, ci sono ventuno ammalati probabili, mentre di nove si sospetta che abbiano contratto il temibile virus.
L’epicentro di questa nuova ondata della febbre emorragica è Bikoro, nel nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo, ma il virus ha già raggiunto alcune altre località, Iboko e Wangata. Sei giorni fa si è presentato anche il primo caso a Mbandaka, centro di circa 1 milione di abitanti, che dista centotrenta chilometri dall”epicentro dell’epidemia. Malauguratamente tre pazienti hanno abbandonato il reparto di isolamento dell’ospedale della città tra domenica e martedì. Nel frattempo due di loro sono già deceduti.
L’OMS e diverse organizzazioni internazionali hanno già inviato nella ex colonia belga i migliori specialisti, oltre a staff logistico, materiale e attrezzature mediche, per supportare gli operatori sanitari del luogo. In questi giorni sono arrivate anche diverse migliaia di dosi di vaccino rVsv-Zebov. La campagna di vaccinazione è iniziata già lunedì scorso davanti al municipio di Mbandaka, dove sono stati immunizzati una decina di pazienti. L’OMS ha elaborato una strategia “ad anello” per arginare il contagio. In questa prima fase delle vaccinazioni sono state selezionate già seicento persone a rischio (personale sanitario, persone che sono venute a contatto con il paziente e i “contatti dei contatti”). Il 26 maggio inizieranno anche le immunizzazioni a Bikoro, area molto difficile da raggiungere anche con mezzi fuoristrada 4 x 4.
Secondo Hugues Robert, coordinatore di Medici Senza Frontiere in Congo-K, non è facile fare una prognosi sull’espandersi della gravissima malattia e ha precisato: “Se l’epidemia colpisce un piccolo villaggio remoto, possiamo anche non venirne a conoscenza e facilmente potrebbero essere contagiate altre persone”.
Infatti molti vengono infettati durante i funerali, che si svolgono con riti particolari. Il caro defunto viene lavato, vestito e generalmente toccato per l’estremo saluto. Il virus sopravvive alla morte del contagiato, è in grado di contaminare chiunque venga a contatto con il corpo dell’estinto. Spesso al rito funebre partecipano parenti e amici che giungono da villaggi e città lontane, dunque se sono stati contagiati, il microrganismo mortale viaggia con loro, mettendo a rischio altri. Dunque è indispensabile che i morti di ebola vengano seppelliti da personale specializzato per evitare che la febbre emorragica si propaghi.
Ebola è un microrganismo dalla famiglia dei filovirus. A sua volta il virus è suddiviso in quattro sottotipi che prendono in nome dalla zona dove sono stati identificati la prima volta: Zaire, Sudan, Costa d’Avorio e Reston. L’incubazione della malattia è di 2-20 giorni, poi esplode con febbre acuta, cefalea, mialgia, stato di progressiva spossatezza, associata ad esantema, shock e manifestazioni emorragiche cutanee e mucose.
La malattia si manifesta con forte febbre cui presto si aggiunge un’insopportabile emicrania. Più il virus si moltiplica, più attacca gli organi interni che vengono distrutti e praticamente liquefatti. Intervengono vomito inarrestabile, rosso e nero, diarrea rossa e delirio totale. Il viso e il corpo si coprono di macchie scarlatte purulente (anche Edgard Allan Poe, ma con la fantasia, nel suo racconto “La maschera della morte rossa”, aveva descritto una malattia simile). Alla fine tutti gli organi esplodono e l’ammalato muore tra indicibili sofferenze.
Ebola, la sola parola in Africa provoca panico. Molti hanno paura di rivolgersi agli ospedali con l’apparire dei primi sintomi. Nelle zone rurali si affidano molto spesso ai guaritori tradizionali, perchè convinti che si tratti di stregoneria ed è evidente che ciò favorisce la diffusione del virus.
Di ebola si può anche guarire, non sempre la malattia è letale, come abbiamo visto anche nella precedente ondata di questo virus. Infatti i primi due pazienti, tra loro un’infermiera, hanno potuto lasciare l’ospedale di Bikoro proprio in questi giorni e ricongiungersi con le loro famiglie. “E’ un segnale importante per la popolazione”- ha specificato il coordinatore di MSF.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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