Brazzaville, 8 maggio 2018
E’ cominciato ieri a Brazzaville il processo che vede come imputato Jean-Marie Michel Mokoko, colpevole di aver contestato la rielezione di Denis Sassou Nguesso nel 2016. Mokoko allora fu uno dei candidati alla presidenza e durante la tornata elettorale raccolse il 13,89 per cento delle preferenze, piazzandosi solo al terzo posto, mentre Sassou Ngessou, vinse al primo turno con il sessanta per cento dei voti.
Mokoko, prima di candidarsi, è stato capo di Stato maggiore e consigliere di Sassou Nguesso. L’ex candidato è in galera dal 2016, perchè accusato di delitti contro la personalità dello Stato e di detenzione di armi da guerra. Imputazioni gravi alle quali dovrà rispondere davanti alla sezione criminale del tribunale di Brazzaville. Finora non è chiaro se queste incriminazioni siano legate unicamente ad una video cassetta girata nel 2007 e misteriosamente riapparsa in piena campagna elettorale nel 2016 o se l’accusa ha in mano elementi più recenti.
Norbert Tricaud, avvocato parigino, che fa parte del team di difesa dell’imputato, qualche giorno fa ha dichiarato: “Se Mokoko avesse voluto davvero fare un colpo di Stato lo avrebbe commesso da tempo”.
In un comunicato rilasciato ieri dal Collectif Sassoufit, un collettivo di contestazione pacifista della società civile del Congo Brazzaville che, insieme ad altri movimenti simili, chiede le dimissioni immediate del presidente Sassou Nguessu, si legge tra l’altro: ” ‘Il lutto del diritto’, questa espressione dell’avvocato Boucounta Diallo rimane la più appropriata per descrivere ciò che sta accadendo in Congo”. E più avanti: “Chiediamo a Nicole Belloubet, ministro di Giustizia del governo francese e a tutte le altre giurisdizioni di sospendere tutte le forme di cooperazione giudiziaria con il regime di Brazzaville. E, vista la sottomissione del potere giudiziario a quello esecutivo, ogni atto (contratto, giudizio, arresti, ecc.) proveniente dal Congo non deve essere preso in considerazione”.
Il documento poi continua:” La comunità internazionale, allarmata dal declino della democrazia in Congo, dovrebbe chiedere senza indugio la liberazione immediata e incondizionata di Jean-Marie Michel Mokoko e di tutti i prigionieri politici congolesi”.
Ieri in aula erano presenti solamente i difensori congolesi che hanno deciso di restare in silenzio. Anche l’ex candidato non ha risposto alle domande della Corte. I suoi avvocati avevano fatto più volte ricorso per la liberazione del loro cliente, ma l’istanza è sempre stata rigettata. Ora sembra che i difensori vogliano dare visibilità internazionale alla vicenda. La protesta contro la detenzione arbitraria del loro cliente è giù stata posta all’attenzione dell’ONUe hanno promesso che lo esporranno anche all’Unione Africana.
Peccato che ieri mattina in aula siano stati ammessi solamente i giornalisti della stampa del regime e Tele-Congo, la televisione di Stato. I media indipendenti e i giornalisti stranieri sono stati esclusi. E, secondo quanto riporta il Collectif Sassoufit, diciasette attivisti del movimento di base sarebbero stati allontanati.
Africa ExPress
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